Le opere raffiguranti Maria sono il suo filo conduttore. E cita Montefortino e Monte San Pietrangeli.
di Raffaele Vitali
FERMO – Solo Vittorio Sgarbi poteva tenere sedute e silenziose 1500 persone dentro il duomo di Fermo, “una serata che nella mia agenda è fissa da mesi e che mi è subito stato detto non spostabile nonostante Leopardi e Raffaello spingessero”. Soltanto lui poteva parlare facendo scorrere 113 opere d’arte sparse in tutta Italia raffiguranti Maria, scegliendo per chiudere l’incoronazione della Vergine di Luigi Fontana, gioiello conservato a Monte San Pietrangeli. Ma del resto non aveva dubbi Rocco Pennacchio, l’arcivescovo che sta rianimando Fermo dal lato della fede insieme con don Michele Rogante e tanti giovani sacerdoti, quando l’ha chiamato per la sua lectio sulla ‘Pietà di Maria’. “Quanto sarebbe importate riaprire tante nostre chiese danneggiate dal sisma dove ci sono alcune delle opere che lei professore ha citato, in modo da rivederle nel loro luogo. L’umanità di Maria emerge anche dall’arte. E noi la viviamo nella nostra preghiera, lei ci ha aiutato”.
Ed è vero, Vittorio Sgarbi è andato ‘oltre’ ogni limite, coinvolgendo le persone con le sue parole che sono un inno alla bellezza dell’Italia ma anche una dura reprimenda alla politica incapace di valorizzarla. “L’Italia si può affermare solo attraverso l’arte e la bellezza, dando risalto alla forza spiritale dei luoghi. E non può essere che i luoghi del terremoto non siano portati in condizioni originarie. Un crimine dello Stato aver dimenticato le città ferite che un Dio distratto non ha protetto come avremmo sperato. Ma nella provvidenza divina c’è il mistero, gli uomini hanno invece il dovere di far risorgere quei luoghi. E deve essere nel primo atto di ogni governo una resurrezione nella bellezza e nella civiltà”.
I governi perdono tempo tra reddito di cittadinanza e Libia, funzioni marginali, la funzione centrale è che siamo la prima potenza del mondo perla bellezza. Ecco uno dei temi chiave dell’onorevole: “Gli stranieri non badano ai Governi, ma alla nuova mostra di Raffaelle, per esempio. E partendo da questo, ricordo quando era presidente Spacca e Caldarola era un gioiello che riempimmo di mostre: oggi è un luogo fantasma. E invece deve tornare a vivere”.
È innamorato delle Marche, tutte: “In uno dei libri sulla storia dal Cimabue a oggi, scrissi che le Marche sono davvero una regione al plurale, con siti straordinari, con presenze artistiche da Giotto a Piero della Francesca, da Caravaggio a Gentile da Fabriano e Tiepolo: veneti, umbri, romani, toscani. Nelle Marche c’è la storia concentrata dell’arte. Il Louvre nelle Marche è una realtà, abbiamo opere di tutti. anche qui, nel Fermano. Penso a Montefortino e alla sua bellissima pinacoteca dedicata a Duranti e al Santuario della Madonna dell’Ambro. Ogni luogo deve tornare a vivere, come questa chiesa perfettamente restaurata”.
Certo, poi un posto speciale ce l’ha Urbino: “Ho chiesto al presidente Mattarella di venire a Urbino il 6 aprile giorno della sua nascita e, coincidenza divina, giorno della sua morte. Faremo di Urbino, grazie a Mattarella, il luogo culturale più importante d’Italia”.