ANCONA - Ridurre di almeno un terzo l'incidenza di emissioni inquinanti ma anche rumori e vibrazioni in porto e l'impatto anche in città, alimentando da terra con l'elettricità i servizi sulle navi ancorate e consentendo di spegnere i motori ausiliari durante la sosta.
È l'obiettivo, perseguito anche alcuni anni fa in Europa dall’allora assessora Bora, che verrà raggiunto entro giugno 2026 con l’impianto di elettrificazione delle banchine traghetti (rete di «cold ironing») che interesserà vari porti tra cui Ancona (i moli 8, 9, 11 utilizzati per i traffici verso l'Albania; 13, 15, 16 verso Grecia e Croazia).
Il sistema permetterà, nel momento di massima presenza di navi (tre traghetti di grandi e due medi), di alimentarle con una fornitura di elettricità complessiva di 9 megawatt. L'investimento, considerando che il progetto riguarda nelle Marche anche gli scali Pesaro e San Benedetto del Tronto e in Abruzzo Ortona e Pescara, è di 11 milioni di euro (7 milioni per Ancona) con fondi del Piano nazionale complementare al Pnrr del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con cui l'Autorità di sistema portuale ha siglato una convenzione. Per Pesaro e San Benedetto (lavori per 500mila euro ciascuno) prevista una procedura negoziata.
Serrato il cronoprogramma per Ancona: aperto il bando integrato per affidare la progettazione esecutiva (il progetto definitivo è curato da Sogesid) e i lavori per cui le domande dovranno giungere entro il 6 novembre; entro il 31 marzo dovrà essere firmato il contratto per poi completare i lavori entro il 30 giugno 2026.
Previsto un «punto di consegna» della fornitura elettrica da E-distribuzione sul molo Wojtyla, una rete di cavidotti interrati per portarla sulle banchine e una cabina di distribuzione nei pressi dell'ex Tubimar.
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