di Francesca Pasquali
FERMO - Non piace, a Elvezio Serena, l'idea che la Casina delle Rose sia di nuovo in vendita. La reintroduzione dell'ex hotel del Girfalco nel Piano comunale delle alienazioni ha preso alla sprovvista il presidente onorario di Italia Nostra. Che parla di «altro grave errore che si prospetta all'orizzonte dopo la vendita della Casa del custode».
Per Serena, «Fermo è una città strana». Perché «prima decide di costruire due nuove scuole medie in una zona non idonea, in cui si è dovuta realizzare una rotatoria in pendenza, con tutti i problemi che comporta. Poi, di non spendere 650mila euro, rinunciando all’acquisizione della preziosa e strategica area Steat, costringendo l’azienda di trasporto a sborsare quasi un milione in più per aggiudicarsi l’asta demaniale».
«Errori – dice Serena – che i fermani, e non solo, pagheranno nei prossimi decenni». Come quello di rimettere in vendita la Casina delle Rose, «un patrimonio storico che, se ristrutturato e ben gestito, costituirebbe un introito per il Comune».
Oltre alla messa in vendita in sé, quello che non va giù al presidente onorario di Italia Nostra sono le motivazioni addotte dal Comune per giustificarla. «Per realizzare l’ascensore, necessario, che da via Mazzini porta al Girfalco, vanno ricercati appositi fondi, come avvenuto per gli altri funzionanti in città. L’amministrazione in questi anni, è stata molto brava a intercettare finanziamenti per qualsiasi opera pubblica e non vedo perché non dovrebbe impegnarsi per la Casina delle Rose», dice Serena e chiede un'assemblea pubblica «per valutare come la pensano i cittadini su una scelta così delicata che non può essere esclusiva della Giunta o del Consiglio comunale».
A vedere il bicchiere mezzo pieno, prosegue, il lato positivo della faccenda è che, almeno, l'ex albergo non diventerà uno studentato, destinazione che non aveva mai convinto Serena. Quando ha dovuto motivare in Consiglio la decisione di rimettere in vendita la Casina, il sindaco Paolo Calcinaro ha spiegato che la pandemia e la didattica a distanza hanno fatto calare il numero di studenti presenti in città e, quindi, la richiesta.
«Scusa che non tiene», replica Serena, visto che «la pandemia non durerà in eterno e che, da qui a qualche anno, si tornerà pienamente in presenza». «Che razza di programmazione è questa? Una città seria guarda ai prossimi 20-30-50 anni», affonda il presidente onorario di Italia Nostra.
E fa l'esempio di Ascoli Piceno, «che ha dato l’incarico all'Università Politecnica delle Marche e all’Università degli Studi di Camerino per uno studio su come sarà la città nel 2040» e che «per valorizzare il centro storico, ha acquistato il prestigioso palazzo Saladini Pilastri, per destinarlo, dopo il recupero, ad albergo etico».