RIETI – Non è questione di assenze, anche se Galipò vale più di Ghersetti negli equilibri dei due roster. Ma la prestazione della Sturo, in particola modo nel terzo quarto, non ha giustificazioni (63-40).
Una squadra che deve salvarsi non può chiudere i primi trenta minuti sul -23 con soli 9 falli commessi Rieti, che ha dominato, dopo tre quarti di falli ne aveva commessi 15. È una questione di atteggiamento, di aggressività, di agonismo.
I gialloblù, troppo spesso, lo perdono nello spogliatoio. 24 punti subiti nel primo quarto, 24 nel terzo, improponibile. E quel che è peggio, è che non c’è time out che rianimi capitan Crepi e compagni. Non bisogna mai mollare, anche se si sta perdendo. perché ritrovarsi a -27 dopo aver tenuto per quasi due quarti significa aver deciso in anticipo che la trasferta a Rieti era finita.
Masciarelli ci ha provato. Dieci falli subiti in trenta minuti e 15 punti segnati con buone percentuali, solo che è scomparso durante la fuga della Real Sebastiani. Ma se al suo fianco ci sono prestazioni come quella di Botteghi, che viaggiava con un esplicito 0/7 e Korsunov che in più di venti minuti ha preso solo due tiri senza segnarli, si comprende meglio la débâcle gialloblù.
Ben venga il canestro del giovane Verdecchia, ma soprattutto le folate di Montanari, che nel suo miglior momento nel secondo quarto finisce in panchina per scelta di Cagnazzo. Sta crescendo l’Under. Difficile pensare che basti quando i veregrensi chiudono con 3/20 da tre punti, una ventina di rimbalzi in meno e 11 palle perse.
La domenica si gioca con un occhio sul campo e una sul pc per vedere che fa Civitanova. Per fortuna, l’ex Poderosa Ceccarelli ha fatto il suo dovere asfaltando i civitanovesi, unica squadra su cui può fare davvero la corsa la Sutor per evitare ultimo posto e retrocessione diretta.
Domani riposo, martedì si torna in palestra per preparare un altro match senza alternative contro Faenza, non certo una delle potenze del girone. Ci si aspettava di più (83-53 il finale) dopo dieci giorni di allenamenti, ora non resta che recuperare il ginocchio di Galipò e la verve di Alberti, che non c’era e si è sentito.