di Francesca Pasquali
MONTAPPONE - Il Distretto del cappello patrimonio dell’Unesco? Per ora è solo un sogno, ma col tempo potrebbe diventare qualcosa di più. L’idea della candidatura l’ha lanciata oggi Paolo Marzialetti, durante un convegno di Tipicità.
«Il nostro è un prodotto legato alla moda, fatto di pezzi unici, tutti diversi. Impossibile, quindi, pensare a un marchio commerciale, come per l’agroalimentare», ha spiegato il presidente nazionale del Settore Cappello e vicepresidente della Federazione Italiana TessiliVari. Da qui la proposta di puntare a un riconoscimento internazionale delle Marche come terra del cappello. Ma, per sperare di riuscirsi, bisogna alzare l’asticella. «Innalzare la qualità del prodotto, offrire servizi al passo con i tempi, ma anche studiare forme di co-branding con aziende dell'abbigliamento e del lusso che scelgono di produrre nel nostro Distretto», dice Marzialetti. Perché il mercato è cambiato e quello che era valido in passato, ora non lo è più.
«Se qualche anno fa la strategia intrapresa da diverse aziende è stata quella di affiancare la produzione locale con la commercializzazione di cappelli finiti importati dalla Cina, ora l'acquisto dall'estero del prodotto finito è in calo proprio perché il mercato chiede un sempre più alto livello di qualità», spiega il presidente di Settore Cappello. Che un convinto sostenitore della collaborazione con le aziende di abbigliamento, «visto che non abbiamo un marchio riconoscibile e ci presentiamo sui mercati internazionali unicamente con la qualità del nostro manufatto e con l'etichetta Made in Italy».
La mancanza di un marchio commerciale unico, una cultura imprenditoriale poco incline alle sinergie e l'assenza di una fiera di riferimento hanno spinto la Regione a dare nuovo vigore al marchio territoriale di origine e qualità e al relativo disciplinare di produzione. L’obiettivo è «rendere più incisiva l’azione di marketing e promozione del settore cappello, attraverso il Distretto fermano, universalmente riconosciuto come il più importante d’Europa, con il marchio “Marche the land of hat”, affiancato a quello regionale “1M Marche Eccellenza Artigiana”.
Sognando il riconoscimento Unesco, il Distretto del cappello prova a rafforzare i rapporti internazionali. Si sarebbe dovuta siglare quest’anno la convenzione con l’Equador, che avrebbe portato al gemellaggio tra le Marche e il Comune di Cuenca. Ma la firma è stata rinviata per via del Covid.