FERMO – La zona fermana si può dire fortunata. In Italia, infatti, è sempre più difficile trovare una spiaggia libera, ma tra Campofilone e Porto Sant’Elpidio ce ne sono lunghi tratti,anche atrezzati con docce e bagni pubblici. Da vedere per quanto tempo resisteranno.
Intanto per tutelarle dagli occupatori abusivi, quelli che si prendono il posto e poi lo tengono per giorni lasciando ombrelloni e sedie legate sulla spiaggia, nel comune elpidiense sono in arrivo multe e sequestri.
A pesare sulla riduzione un mix di fattori: la crescita in questi anni delle concessioni balneari che toccano quota 12.166, l'aumento dell'erosione costiera che riguarda circa il 46% delle coste sabbiose, con i tratti di litorale soggetti ad erosione triplicati dal 1970, e il problema dell'inquinamento delle acque che riguarda il 7,2% della costa sabbiosa interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento. Anche qui, Fermano fortunato avendo quasi tutto il litorale bandiera blu, con le due città principali, P.S. Elpidio e Porto San Giorgio attese dalla riconquista per l’estate 2023.
A fare il punto della situazione e dei cambiamenti in corso lungo le aree costiere è il nuovo rapporto di Legambiente 'Spiagge 2022', diffuso a pochi giorni dall'approvazione del ddl Concorrenza, contro cui prosegue la battaglia del Sib, il sindacato balneari italiani, che pone fine alla proroga infinita alle concessioni balneari fissando l'obbligo di messa a gara dal primo gennaio 2024, così come deciso dalla sentenza del Consiglio di Stato.
Sono 12.166 concessioni, in alcune Regioni “troviamo dei veri e propri record a livello europeo", segnala Legambiente. Si tratta ad esempio della Liguria, dell'Emilia-Romagna e della Campania, dove quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari. Nel Comune di Gatteo, in Provincia di Forlì e Cesena, tutte le spiagge sono in concessione, ma anche a Pietrasanta (Lucca), Camaiore (Lucca), Montignoso (Messina), Laigueglia (Savona) e Diano Marina (Imperia) siamo sopra il 90% e - precisa il dossier - rimangono liberi solo pochi metri spesso in prossimità degli scoli di torrenti in aree degradate".
I nodi, raccontati nel report di Legambiente 'Spiagge 2022', da risolvere subito sono quelli della scarsa trasparenza sulle concessioni balneari, dei canoni per buona parte ancora irrisori, della non completezza dei dati sulle aree demaniali e soprattutto dell'assenza di un regolare e affidabile censimento delle concessioni balneari e in generale di quelle sul Demanio marittimo.
Non solo: “Scarsa trasparenza dei canoni pagati per le concessioni e non completezza dei dati sulle aree che appartengono al demanio dello Stato". Qualcosa ha chiarito la Corte dei Conti nel report 'La gestione delle entrate derivanti dai beni demaniali marittimi' si scoprono però alcune cifre importanti. "Per il 2020 le previsioni definitive sull'ammontare dei canoni parlano di 104,8 milioni di euro in totale in Italia, ma di una cifra accertata di 94,8 milioni, di cui 92,5 milioni riscossi”.
Un decremento del 12% rispetto al 2019 “in parte - secondo la relazione - da ascriversi alla situazione straordinaria generatasi dall'emergenza epidemiologica da Covid-19 e dai conseguenti numerosi provvedimenti normativi emanati per fronteggiarla". A vedere questi numeri, senza confronto rispetto al giro d'affari del settore, "sembra quasi che allo Stato non interessino i canoni delle spiagge", commenta Legambiente.
"In Italia- dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione. Un'anomalia tutta italiana a cui occorre porre rimedio. L'errore della discussione politica di questi anni sta nel fatto che si è concentrata tutta l'attenzione intorno alla Direttiva Bolkestein finendo per coprire tutte le questioni, senza distinguere tra bravi imprenditori e non, e senza guardare a come innovare e riqualificare”.
C'è poi la crescita dei processi di erosione costiera, che riguardano circa il 46% delle coste sabbiose, con i tratti di litorale soggetti ad erosione triplicati dal 1970, spiega il dossier Legambiente, ed un numero impressionante di 40 milioni di metri quadrati di spiagge persi a causa dell'erosione costiera negli ultimi 50 anni. "Se si considera che uno stabilimento balneare italiano ha una grandezza media di 3.364 metri quadri, secondo i dati di Cna Balneatori, si può dire che in 50 anni siano scomparse spiagge pari a 11.900 stabilimenti balneari, quasi lo stesso numero di quelli presenti ad oggi".
Tra le ragioni anche quelle per cui il nuovo piano spiaggia regionale interviene con milioni di euro di lavori. “Continuiamo ad intervenire con opere rigide come pennelli e barriere frangiflutti, che interessano almeno 1.300 km di costa- avverte Legambiente- queste opere vengono realizzate a difesa di spiagge, ma anche porti ed edifici, oltre che di un settore, come il turismo, che ha un peso rilevantissimo per l'economia italiana. Ma esiste un problema di quantità della spesa pubblica e anche di qualità a fronte di interventi dai risultati quanto meno deludenti".
La spesa per questi interventi supera i 100 milioni di euro all'anno "che non solo è meno di quanto lo Stato incassa dal le concessioni balneari, ma anche in larga parte inutile a fermare i processi".
@raffaelevitali