di Raffaele Vitali
MONTEGIORGIO – Piccolo è bello, ma tanti piccoli insieme sono più belli. Non hanno avuto dubbi i sei soci fondatori di Terra delle Marche, il nuovo brand di pasta made in Marche. Anzi, made in Fermano. Sei famiglie che hanno unito le loro terre arrivando così ad avere 2150 ettari di grano marchigiano “che garantiscono autosufficienza alla produzione” precisa subito Andrea Marziali, che è stato l’uomo che ha saputo tessere la rete tra i sei imprenditori.
Consulente strategico di professione, Marziali ha seguito il progetto fin dalla sua fase embrionale nel 2022 partita dagli uffici dell’associazione Apima di Fermo che raggruppa gli agromeccanici del Fermano e Piceno. “Paliamo di agricoltori con patrimonio tecnologico, dai mietitrebbia ai trattori, che lavorano nei propri campi e per conto terzi” prosegue.
Marziali, cosa c’è dietro il progetto?
“La voglia di costruire il futuro chicco dopo chicco. I sei soci di ‘Pasta delle Marche Srl’ hanno trasformato la preoccupazione che vivono ogni giorno e le inevitabili difficoltà che dovranno affrontare, vista la sempre più bassa resa economica garantita dall’agricoltura, in uno stimolo. Il loro punto di forza sono i campi di grano, dovevano solo trovare la giusta strategia per farli rendere al meglio”.
Cosa ha di particolare il grano delle Marche?
"È considerato dagli operatori del settore uno dei migliori d’Italia. Si parla di quello pugliese o siciliano, che hanno produzioni maggiori, ma come qualità non ci sono rivali. I meriti sono diversi: terreni calcarei e ben drenati, clima mediterraneo, differenti varietà e tecniche colturali che uniscono tradizione e tecnologia”.
Si parla sempre di fabbisogno di grano,
“Giusto farlo, il grano italiano garantisce il 65% del fabbisogno, il resto lo importiamo dal Canada, Francia e Grecia. Partendo da questo dato, i sei soci unendosi garantiscono 2150 ettari che possono generare indipendenza. Hanno una capacità di azione importante che rafforza la catena di approvvigionamento. Come diceva Piovene, parlando dele Marche, un’agricoltura equilibrata, poco espansiva, vocata all’autosufficienza”.
Dove si trovano campi?
“Tra Montegiorgio, Sant’Elpidio a Mare, Montegranaro, Torre San Patrizio, Porto Sant’Elpidio e Petritoli”.
Il grano c’è, la società pure, la pasta?
“Dopo una lunga selezione abbiamo celto i partner trasformatori. Mulino e pastificio dovevano garantire garanzie e propensione genuina nel rispondere alle esigenze di richiesta e sviluppo. Il mulino si trova a Bastia Umbra, il pastificio in provincia di Verona”.
Grano e imprenditori marchigiani, a quando la produzione territoriale?
“E’ l’obiettivo che ci siamo dati: creare un pastificio in provincia di Fermo. Se il brand andrà come previsto, lo realizzeremo entro quattro anni”.
Per ora?
“Abbiamo avviato da poche settimane la commercializzazione della pasta nelle Marche. Essendo un brand territoriale, vogliamo rafforzarci qui per poi entrare in altre zone del Paese, a cominciare da Milano e Roma. Saremo anche a Tuttofood, grazie alla collettiva di Camera Marche e Regione”.
Qual è il piano di sviluppo?
“Il sistema creato, con la società che compra il grano prodotto, permette di garantire una quotazione costante del prezzo e in questi tempi non essere suscettibili alle fluttuazioni del mercato è importante. In attesa del pastificio di proprietà, lavoriamo sul commerciale in modo da entrare in più ristoranti possibile. Stiamo anche facendo testare i vari tipi di pasta a una serie di chef, raccogliendo importanti feedback. Puntiamo a fatturare mezzo milione entro il 2029”.
Nel Fermano il modello da imitare è quello di Mancini?
“Rappresenta un obiettivo, parliamo di fascia premium per qualità e produzione”.
Un cliente dove può comprare la pasta Terra di Marche?
“In questa prima fase nelle boutique specializzate e poi al ristorante. Il tema della Gdo locale la dobbiamo valutare. Per ora abbiamo un unico packaging e poi la Gdo prima ti osserva e valuta, ne riparliamo a fine 2026. È nel percorso di crescita, come quello del fatturato che ha un potenziale di almeno dieci milioni in un paio di lustri, considerando il grano a disposizione. Che oggi usiamo in maniera artigianale puntando sulla massima qualità”.
Quale tipo di pasta producete?
“Abbiamo un potenziale di 15 trafile. Al momento in produzione ci sono spaghetti, spaghettoni, linguine, penne, fusilli, rigatoni, lumache, paccheri, calamarata e tortiglioni”.
Marziali, come coniugherete crescita e sostenibilità?
“E’ una parola che fa parte di ‘Terra delle Marche’ perché abbiamo come linea guida il rispetto e la crescita di ogni pezzo della filiera produttiva, il che significa anche imprese e comunità locali. Le sei famiglie (Nasini, Vagnozzi, Scoccia, Quadrini, Paolini, Peroni e Bugiardini) credono molto nella conservazione del suolo, ci investiamo utilizzando pratiche agricole che preservano la fertilità. E che abbiamo a cuore l’economia del territorio lo dimostra anche la scelta di un autotrasportatore fermano, Freccia dell’Adriatico, che ci permette di gestire al meglio la logistica e la conservazione del prodotto”.