MONTEGIORGIO – Pmi Day, la Piccola Industria ha aperto le porte delle principali aziende della provincia agli studenti delle scuole superiori e ai loro insegnanti. Per raccontare l’iniziativa, è stata scelta l’azienda Santoni di Montegiorgio, dove in visita c’era una classe quarta del Tco. In contemporanea studenti dell’Ipsia e dell’Itet entravano alla Elitron di Monte Urano, all’Eurobuilding di Servigliano e alla Dami di Sant’Elpidio a Mare.
Gli alunni hanno girato un paio d’ore tra uffici e produzione. “Avevamo una idea diversa, immaginavamo gente in fila, luoghi più tristi. Invece, tanta tecnologia e bell’ambiente” racconta ‘il portavoce’ della classe al termine del giro. E già solo questo conferma la bontà dell’iniziativa.
“Per comprendere il rapporto tra mondo economico e scuola è fondamentale entrare in una fabbrica, solo così possono davvero capire come funziona una produzione. Sono poi contento che abbiate scelto una delle imprese leader del distretto. Capire la connotazione del territorio è fondamentale. Avete scelto come tema ‘Costruire’, una parola che piace a noi amministratori. Noi costruiamo per la comunità, qui per le migliori griffe, a scuola per dare ai giovani il futuro migliore” sottolinea in apertura Michele Ortenzi che ribadisce come per i ragazzi sia importante “far toccare le cose ai ragazzi, oltre a fargliele ascoltare”.
Sono rimasti soddisfatti gli studenti, accompagnati dal dirigente Emiliano Giorgi: “Per la scuola avere vicina Confindustria è importante. Il Pcto non è mai scontato, le aziende hanno diffidenza. I ragazzi che oggi sono entrati qui alla Santoni non avevano mai visto una fabbrica. Non sono solo gli istituti professionali che hanno un legame con il lavoro, anche lo Scientifico crea relazioni. Non a caso qui dentro ci sono molti laureati, sia nel settore risorse umane, sia nella parte ingegneristica. Quindi non ci sono limiti per le relazioni scuola-impresa”.
Il Pmi Day è nato quindici anni fa “una idea dell’allora presindete Boccia che ha trovato poi nelle piccole imprese il supporto. Noi insieme possiamo accorciare il rapporto tra due mondi che devono dialogare. La cultura di impresa deve entrare nelle scuole, il mio sogno è iniziare già alle elementari. Approcciandoli in tenera età possiamo scoprire idee e talenti che poi il territorio dovrà far restare” riprende Fabrizio Luciani, presidente di Confindustria Fermo, seduto al fianco dei due padroni di casa, l’imprenditore Claudio Santoni e il presidente della Piccola Marco Carassai.
Santoni è da sempre impegnato sul territorio: “Per noi farci conoscere ai nostri vicini è fondamentale. La percezione è diversa da quello che siamo. Cambiamo e cambieremo in maniera radicale nei prossimi anni, magari qualcuno neppure ci sarà, ma è il mercato. Il territorio stesso sta cambiando”.
Carassai va oltre il Pmi Day e le centinaia di alunni coinvolti grazie agli imprenditori che dedicano tempo e risorse: “Non ci fermiamo a queste ore, abbiamo fatto partire il percorso Wet, work experience tour, che coinvolge i laureandi della Politecnica, ma vogliamo aprirlo a tutti gli atenei. In questo modo trasformiamo gli argomenti di studio in pratica. Per cui dico grazie anche ai giovani che si avvicinano”.
Giovani che hanno fatto tante domande a cui Santoni ha trovato sempre una risposta. Come quella sul come ci si promuove in mezzo a tanti concorrenti: “Il prodotto, il servizio e la sostenibilità. Il piano di crescita futuro si lega a questi tre tasselli. Se siamo più bravi, ci riusciremo. Nel prodotto ci sono qualità e prezzo, la concorrenza è spietata”. Un lavoro complesso, ‘ma è pagato bene?’ chiede un altro alunno del Tco. “Il contratto metalmeccanico è valido, qui si guadagna bene” chiarisce. E gli studenti sorridono.
La Santoni del resto non è stata scelta a caso: realizza accessori per abbigliamento calzature e pelletteria di lusso. “Si parla di componenti, perché noi assembliamo e creiamo più parti. Abbiamo 95 dipendenti, un parco macchine di 25 unità e due laser che ci permettono di creare la base degli accessori. Abbiamo esternalizzato la colorazione. Noi lavoriamo con grandi brand, internazionali e locali. Siamo un perno del mondo del fashion” riprende Santoni. “chi entra, viene formato. Di certo la manualità è importante, che va abbinata al buonsenso, riconoscere gli errori e andare avanti. Pensate che ci sono accessori che richiedono 23 ore di lavoro, per un singolo pezzo”.
Un dettaglio lo aggiunge Ortenzi: “E’ una delle ditte che crede di più alla sostenibilità ambientale. Fanno investimenti ogni anno, aspetto che valorizza la loro attività. E credo che anche questo sia uno stimolo per i giovani”.
I giovani ascoltano, l’attenzione all’ambiente li attira, ma non è tutto semplice: “Sostenere la sostenibilità ha un costo, rischiamo di uscire dal mercato. Non è una situazione semplice, bisogna investire, ma essere accorti a non accelerare. Si naviga a vista, con una programmazione che riguarda anche la sostenibilità umana e sociale. Noi siamo molto attivi nella comunità e speriamo di poterlo continuare a essere perché sappiamo che senza di noi alcuni faticherebbero”.
r.vit.