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Scarpe, il futuro non è roseo: il distretto fermano va peggio del 2019. Badon: "La guerra pesa: -52% verso Russia e Ucraina"

5 Luglio 2022

di Raffaele Vitali

MONTEGRANARO – L’illusione per il distretto fermano –maceratese è finita. Lo fa capire con amarezza Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici, al termine dell’assemblea annuale che si è tenuta a Bologna. Il presidente ha fatto il punto, mostrando dati lusinghieri seguiti da un enorme ‘però’ dovuto alla guerra tra Russia e Ucraina.

Il segno più, del primo trimestre è generale. Veneto (+10,7% in valore su gennaio-marzo 2021) e Toscana (+26,6%) si confermano ai primi due posti per esportazioni (assieme coprono poco meno della metà del totale Italia del periodo analizzato), seguite dalla Lombardia (+33%) e dalle Marche (+19%). 

La graduatoria per provincia è guidata da Firenze (+30,3%, che detiene una quota attorno al 20% del totale nazionale), davanti a Milano (+37,3%) e Treviso (+16,3%). Incremento moderato per Verona (+4,7%, settima); flessione del -19% per Vicenza, sesta.  Il buon risultato per Fermo (quarta provincia esportatrice, +16,6%) è destinato a una.

A livello italiano l’export è tornato a crescere del 21,4% e con lui anche la spesa delle famiglie, +20,6%. Il 2021 si è chiuso con un fatturato complessivo di 12,7 miliardi di euro (+18,7%), dato che non ha recuperato il pre Covid, il calo è dell11%. Cresciuta anche la produzione: 148,8 milioni di paia (+13,8%).

Quello che Badon ha ribadito è che i primi tre mesi hanno goduto di una ripresa dei consumi interni che ha favorito un rasserenamento nelle aziende, che hanno salvaguardato molti posti di lavoro, tanti che a marzo si è registrato un 0,3%, ma venivamo da 4mila posti persi in due anni. Cassa integrazione resta il primo alleato, anche se viene usata meno rispetto al 2021.

“Il problem è che – prosegue Badon- il progressivo recupero che stava riportando le aziende del settore ai livelli pre-pandemici (quasi due imprese su tre hanno chiuso il 2021 con fatturato ancora inferiore a quello 2019) ha dovuto però fare i conti, da fine febbraio, con lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, e con il conseguente crollo, a partire da marzo, dei flussi a loro diretti (-52% in valore nel bimestre marzo-aprile le vendite ai due mercati)”.

Questo serve a dire che “i distretti calzaturieri tradizionalmente esposti in queste aree, il marchigiano e il romagnolo, andranno in difficoltà. la guerra ha causato l'annullamento delle spedizioni di merce in consegna e degli ordinativi in portafoglio. Agli eventi bellici si sommano poi il problema dell'impennata dei costi energetici e l'assenza di riduzioni significative nei prezzi delle materie prime, da molti mesi su livelli decisamente elevati, oltre al timore di una recrudescenza delle varianti del virus". 

Recuperare il 10% mancante dal pre pandemia non sarà quindi facile. anche perché il secondo trimestre ha già mostrato la sua debolezza e quindi non basterà il recupero dei comparti che avevano maggiormente sofferto nel 2020 gli effetti del lockdown e delle restrizioni, vale a dire quelli delle scarpe classiche per uomo e donna (che mostrano entrambi aumenti nell'ordine del 30%, sia in paia che in valore, sui primi 3 mesi 2021).

“Per quanto riguarda lo shopping dei turisti in Italia è ben lungi dall'aver recuperato i livelli 2019, malgrado la parziale ripresa degli arrivi nel 2021 e un avvio di 2022 incoraggiante grazie al miglioramento nell'evoluzione pandemica” ammette il presidente di Assocalzaturifici. 

I mercati stanno rispondendo bene, come sempre a velocità differenti. Sono state esportate, operazioni di pura commercializzazione incluse, 58,7 milioni di paia (-4,9% rispetto al primo trimestre 2019), per 3 miliardi di euro. In recupero i mercati UE (+9% in volume e +18% in valore, con un +22% in valore per la Francia, legato alle forniture alle griffe, un +16% per la Germania, un +20% per la Spagna e un +37% per i Paesi Bassi).

Aumenti ancor più sostenuti per i Paesi extra-UE27 (+18% in quantità e +25% in valore). Tra questi spiccano il +70% in valore degli USA (che hanno già largamente superato i livelli 2019 pre-Covid); il ritorno alla crescita della Sud Corea (+16%, sia in valore che in paia); i buoni risultati in Cina (+28% in valore). “In negativo si segnala ovviamente l'arretramento che ha interessato Russia e Ucraina, in particolare dopo lo scoppio del conflitto a fine febbraio. A marzo i flussi verso la Russia hanno subìto una contrazione del -51% in valore; del -95% quelli diretti in Ucraina”.

In aprile, secondo le anticipazioni diffuse da Eurostat, le esportazioni di calzature verso la Russia hanno registrato un calo tendenziale del -37% in valore; del -81% quelle verso l'Ucraina. C’erano una volta le Marche leader d’Italia, oggi il distretto arranca e così il Veneto scappa via, insieme con la Toscana. Cresce bene la Lombardia, +33%, e così la Puglia e l’Emilia, sopra il 20%.

Le Marche sono al +19, ma Badon è chiarissimo: “Questo nonostante la flessione del -35% in valore verso la Russia e del -51% verso l'Ucraina. Proprio per questo le Marche, che sono al quarto posto per export nazionale, e la Campania (nona, +15%) sono le uniche, tra le principali a vocazione calzaturiera, a non aver ancora raggiunto i livelli di export del primo trimestre 2019 in valore (ne sono al di sotto del -14% e del -21,5% rispettivamente)”. Soluzioni? Non se ne è parlato, ma di certo saranno il tema da oggi al Micam per politica e associazioni di categoria.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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