di Raffaele VItali
MONTEGRANARO - Arturo Venanzi, imprenditore di Montegranaro, per Assocalzaturifici è il referente del mercato russo.
Venanzi, Russia ed ex Csi sono ripartiti?
“Il primo problema è che ancora oggi non si riesce ad andare in Russia. Sono partite le domande per ottobre, per l’Obuv, ma il Paese è chiuso e non viene concesso il visto”.
Come si lavora in queste condizioni?
“Solo con agenti che rappresentavano le aziende. Da questo punto di vista, l’ultimo Obuv ha dato risultti moderatamente soddisfacenti, più che altro ha permesso di avvicinare i clienti piccoli che non vengono in Italia. quindi per le nostre aziende è stata utile”.
In presenza si è tornati a Kiev, impressioni?
“Meglio delle aspettative. Utile per riallacciare rapporti e chiudere ordini con qualche cliente. Quello ucraino è un mondo che non ama il web. Per cui, piccoli ordini, ma se non ci andavamo come settore si sarebbero persi dei clienti”.
Dall’Ucraina il primo segnale, torniamo alla Russia. I negozi hanno ripreso a vendere?
“Da mesi i russi hanno riaperto. Hanno avuto regole meno ferree. I negozi hanno ripreso a lavorare, i sell out sono stati discreti. In Russia pare che non ci siano vittime da Covid. Il problema è più legato alle tensioni politiche che ogni tanto affiorano e hanno ripercussioni su tutto il sistema. Biden ed Europa intervengono e il mercato soffre. In molti non comprendono che se i russi dovessero decidere di chiudere le frontiere, il danno sarebbe enorme”.
Il rublo vi aiuta?
“È sempre a 89-90, ha perso il 25% ma nonostante tutto il sistema va avanti. Se una svalutazione del genere accadesse in Europa sarebbe un disastro”.
Come Assocalzaturifici che piani avete?
“L’associazione ha perso molti incassi, dovendo rinunciare a edizioni del Micam. E da sempre Micam e Cimac finanziano gli investimenti su tutti i vari mercati internazionali. Ma c’è sempre il sostegno e l’assistenza, oltre alla conferma dell’Obuv insieme con Fiera Bologna. Kiev e Almaty che sono punti fermi. Tanto che in Kazakistan a ottobre torneremo grazie al passaporto vaccinale”.
In vista del Micam di settembre, riuscirete a portare i buyer della zona russa?
“Insieme con Ice stiamo pianificando un importante incoming e una campagna per attrarre clienti in sicurezza. E nel mentre proseguono webinar di formazione per aiutare anche le aziende ad avere le certificazioni necessarie”.
Venanzi, ha ancora senso parlare di mercato russo, inteso come tipologia di prodotto particolare?
“A dire il vero no, i modelli anche per loro cambiano. Stanno abbandonando il loro mondo, la classica scarpa nera, e si stanno allineando con il mercato internazionale. Orami sono come l’Europa, gli piace l’informale. Ma sempre con particolari che giustificano il costo più alto del made in Italy”.
Turchi al posto degli italiani nel cuore di Mosca, è vero?
“Parliamo di un prodotto così basso che può andare bene per un gruppo di buyers medio bassi. Quindi non inficerà le nostre produzioni”.
Ma la Turchia può essere un hub verso la Russia?
“Non credo sia la soluzione. Sotto pandemia abbiamo creato uno showroom temporaneo dentro la fiera turca, ma non è strategica. Non è un mercato stabile e sicuro quello turco. Anche perché la normalità sta tornando e potremo muoverci in autonomia”.
Nuovi mercati su cui state pensando di investire?
“L’oriente è fermo. Giappone e Cina lavorano solo con il lusso. E anche la corea non compra. Non potendo viaggiare, non vedremo neanche buyer orientali per ancora un po’ di tempo in Europa. Ci sarebbero gli Emirati Arabi, al momento fermi. Vediamo se l’Expo muoverà qualcosa, anche se la regione Marche ha puntato sull’agroalimentare”.