FERMO – A parlare sono i dati regionali resi pubblici dal sistema sanitario: la provincia di Fermo, e quindi il mondo che ruota attorno al Murri, è il peggiore a livello di liste di attesa.
Eppure, dalla direzione generale da tempo arrivano comunicati su comunicati di cittadini entusiasti dei servizi ricevuti. A riprova, purtroppo, che dei bravi specialisti ci sono, in vari settori, ma che per scoprirlo bisogna essere molto fortunati o pazienti.
Stando ai numeri per una mammografia, ad esempio, di vogliono 283 giorni quando si parla di una richiesta da effettuare entro 120, come ce ne vogliono 160 per una tac al cranio. Inevitabile la polemica politica. “Purtroppo non mi sorprende che nel monitoraggio svolto dall’Ars sui tempi delle liste di attesa, Fermo faccia registrare il peggior risultato tra le cinque province marchigiane. E ciò, nonostante lo straordinario impegno del personale sanitario. D'altronde, ho presentato una interrogazione in regione pochi giorni fa sul caso di un cittadino che non solo non trova posto a breve, non può neppure prenotare perché non c’’è lista a lungo termine per una risonanza alle ginocchia” sottolinea Fabrizio Cesetti, consigliere regionale del Partito Democratico.
Le critiche al sistema sanitario gestito dall’assessore Saltamartini vanno avanti da tempo “e ora anche l’Ars ci dice che avevamo ragione. La riorganizzazione del sistema sanitario con l’abolizione dell’Asur e la costituzione di cinque Aziende sanitarie territoriali, oltre a scatenare guerre di potere per la loro direzione, ha paralizzato per oltre due anni ogni attività di pianificazione e programmazione. Anche qui il caso fermano ne è una drammatica prova: chi non ricorda, infatti, l’indecoroso valzer di direttori sanitari alla guida dell’Area vasta prima e dell’Ast poi?” prosegue.
I tempi di attesa diventano il muro tra il cittadino e le cure necessarie: “Accade sempre più frequentemente, data l’impossibilità di accedere al servizio sanitario regionale a causa dei lunghi tempi di attesa, molte persone, soprattutto anziani o appartenenti alle fasce sociali più deboli, rinuncino persino alle cure. Pure in questo caso i numeri che emergono dal 7° Rapporto Gimbe sul Servizio Sanitario Nazionale sono impietosi. Risulta infatti che questo fenomeno sia in grande ascesa nelle Marche, dove la percentuale delle famiglie costrette a privarsi delle cure raggiunge il 9,7% contro il 7,6% della media nazionale”.