di Raffaele Vitali
FERMO – Una importante novità tecnologica per il reparto di Oncologia diretto dal primario Renato Bisonni. A presentarla sono il direttore dell’Ast di Fermo Roberto Grinta e il presidente della Fondazione Carifermo Giorgio Girotti Pucci. Un macchinario che migliorerà la vita delle donne, ma se necessario anche uomini, sottoposti alle cure chemioterapiche che fanno cadere tutti i capelli
“Nella Fondazione ho trovato la vicinanza necessaria per raggiungere gli obiettivi. Sono in grado di rispondere spesso alle richieste ancora prima di avanzarle. Questo aiuta l’Ast e arricchisce il territorio”. Due in realtà le donazioni: il casco (sistema refrigerante del cuoio capelluto) per la chemioterapia e il manichino che aiuterà il dipartimento di emergenza – urgenza essendo polifunzionale e realistico, fattore che permette operazioni realistiche che coincidono con il corpo umano.
Girotti Pucci incassa il grazie e rilancia: “Ogni anno cerchiamo di registrare da parte dei dirigenti dell’Ast le esigenze che nelle nostre possibilità poi possiamo soddisfare”. Nel 2023 la sanità fermana ha ottenuto il 21% delle erogazioni fatte, circa 400milaa euro. “Nel 2024 vorremmo crescere, perché la Fondazione vuole che la sanità fermana si confermi su valori d’eccellenza, valorizzando le sue personalità e ridurre la mobilità passiva”. E già con queste due donazioni sono stati stanziati 110mila euro, di cui48 mila per il casco e 60 mila per il simulatore.
Nuove tecnologie che l’ospedale Murri aspettava da tempo, come ribadiscono Elisa Draghi, direzione medica, e l’ingenera Elisa Bitti. “Il ‘casco’ è qualcosa che l’ospedale da tempo voleva inserire, colmiamo una carenza e diventiamo più attrattivi. Per le giovani pazienti è un bel passo in avanti nella terapia che viene erogata. Il sistema refrigerante serve a prevenire la caduta dei capelli. Attraverso il raffreddamento del cuoio capelluto che viene portato a 16-18 gradi”. Funzionale, ma non semplice da usare: “Non è banale per una paziente sottoporsi al trattamento chemioterapico insieme con il dispositivo, serve una grande motivazione. Ma è chiaro che poi il beneficio fisico e psicologico è superiore”.
La tecnologia scelta permette di trattare direttamente due pazienti. “Con il dottor Bisonni e la dottoressa Borriello abbiamo scelto il dispositivo che permetteva di allargare la casistica dei pazienti”. E già due sono pronte a iniziare a usarlo, due pazienti giovani. "La dignità di sentirsi bene nella malattia è un valore che dovremmo garanitre a ogni donna in cura per una patologia neoplastica" sottolinea l'assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini.
“Questo dispositivo anti alopecia è un dispositivo straordinario che consente di evitare la caduta dei capelli. Non modifica il risultato, ma impatta sull’aspetto psicologico, come ci conferma la dottoressa Barbara Esperide. È stato un esborso importante, mai saremmo riusciti ad averlo senza la Fondazione. Da adesso in poi abbiamo questo servizio attivo” riprende il primario Bisonni.
Non è facile stare per due ore a 18 gradi, ma tutti sono convinti che le pazienti lo useranno con piacere”. Aggiunge la psiconcologa: “Nella donna il tumore al seno e ovarico impatta sulla femminilità. I capelli sono la cornice del nostro volto e se si riesce a camuffare la lesione interna del tumore, i capelli sono l’aspetto sociale. La donna spesso si limita anche nelle uscite, durante la cura. È davvero una grande opportunità per le pazienti e noi le sosterremo”.
La chiosa alla caposala Maria Rosaria Borriello, che rappresenta chi poi il ‘casco’ lo posiziona: “Una grande opportunità che le nostre pazienti, i nostri ospiti, ci hanno sempre chiesto. È anche una questione di privacy, non perdere i capelli permette di non dire a tutti che si sta facendo la chemioterapia. Abbiamo sperimentato il sistema, i capelli vanno bagnati, messo il balsamo e pettinati con un pettine a denti larghi all’indietro e serve una fascetta che copre la fronte nel punto in cui termina il casco. Il casco viene riempito con un liquido che raffredda tutto il cuoio capelluto e poi inizia il suo lavoro”.
Appena arrivato in reparto, i medici hanno chiamato le pazienti: “Sono contente, si sentono coccolate e accolte. Abbiamo un problema di stanze, serve il bagno vicino. Quindi stiamo rivedendo la logistica del day hospital per dedicare una delle stanze con il bagno, ne abbiamo due, a queste pazienti”.
L’Ast diventa così sempre più efficiente: ““Quando qualche anno fa si parlava di dispositivi per alleviare la cura, partendo dall’aspetto psicologico, della chemio abbiamo iniziato a lavorare per inserire in reparto un dispositivo come questo. È un mezzo per aumentare l’approccio anche olistico” conclude la direttrice sanitaria Simon Bianchi.