FERMO – Quando alza la voce l’Avis, non è una questione politica. Sangue e plasma sono due elementi chiave per salvare vite e l’associazione ne è la prima alleata. Solo che per aumentare la raccolta, oltre che per mantenerla, bisogna garantire i servizi, il che significa che l’Ast deve mettere a disposizione luoghi e personale. Questo non sempre avviene.
A spiegare la situazione è la presidente dell’Avis provinciale Elena Simoni: “Le continue chiusure dei centri di raccolta periferici, di Montegiorgio, Montegranaro, Sant’Elpidio a Mare e Porto San Giorgio a causa della carenza di personale sia medico sia infermieristico porta scompiglio nella gestione dei donatori”.
Il donatore andrebbe coccolato, qui invece viene penalizzato. “Il numero unico nato per agevolare la prenotazione del turno di donazione, sta diventando un centro reclami dopo che la donazione viene annullata” prosegue.
Chiusure emergenziali? Mica vero. “Siamo alla prassi. E questo, oltre a svilire l’impegno profuso dalle Avis comunali per la ricerca di nuovi donatori, può generare una disaffezione alla donazione di coloro che si rendono sempre disponibili per evitare una possibile carenza di sangue”.
L’estate poi acuisce tutto questo. “Ma è anche un periodo in cui il sangue è necessario, spesso aumentano gli incidenti stradali, per fare un esempio” ribadisce la Simoni. Ai centri raccolta accade esattamente quello che sta succedendo alla Medicina di Amandola: per garantire le féerie si taglia. “Ma così viene meno l’operatività dei nostri centri”. In particolare in quelli di Montegiorgio, Montegranaro, Porto San Giorgio e Sant’Elpidio a Mare.
A parole il direttore generale Grinta si è detto pronto a trovare soluzioni, anche dopo un incontro con il presidente Avis Marche, ma sono soluzioni che richiedono tempo, "ma chi ha bisogno di sangue non ha i tempi della burocrazia": la selezione per un tecnico di laboratorio, il concorso per assunzione di un medico a tempo indeterminato e uno a tempo determinato, la proroga per 3 anni del contratto a tempo determinato del medico già operativo nel centro trasfusionale (in scadenza a settembre.
Quella che è garantita è l’attenzione per l’area montana: “Resta la promessa di attivazione del Centro raccolta di Amandola all’interno del nuovo ospedale dei Sibillini entro l’autunno. Dal sisma 2016, infatti, la raccolta di sangue dell’Avis dei Sibillini avviene in un container".
Se le promesse si tramuteranno in realtà si riusciranno a risolvere gli annosi problemi. "Se non accadrà si è obbligati a implementare tutte quelle iniziative che si renderanno necessarie al fine di concretizzare l’azione avisina: salvare vite con la donazione di sangue e plasma” conclude la Simoni che spera che prima o poi venga scelto il nuovo responsabile dell’unità operativa del trasfusionale in vista del pensionamento dell’attuale, che arriverà ad agosto.
r.vit.