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Sangue e plasma, donatori più forti delle difficoltà. "Mancano medici, i centri chiudono ma l'Avis continua a crescere"

29 Dicembre 2021

FERMO – Elena Simoni, dopo dieci anni di guida della comunale di Altidona, è la nuova presidente dell’Avis provinciale di Fermo, una realtà che nel 2021 ha garantito 6548 donazioni di sangue, 1024 di plasma e 42 di plasma Covid. È entrata in azione il 26 luglio, pochi ma intensi mesi. La sua prima azione ha impattato sulla struttura: “Abbiamo due dipendenti che gestiscono la chiamata unica provinciale per i centri di raccolta. Abbiamo deciso di assumere una terza figura fino a dicembre, per permettere un servizio ancora migliore. Questo ci ha permesso di abbassare il costo singolo, grazie all’aumento delle chiamate e delle donazioni che il personale in più ha garantito”.

Durante la breve presidenza è rinata anche la sezione comunale di Fermo, rimasta senza guida dal 2019. “Abbiamo contattato i donatori di Fermo e abbiamo ricreato un gruppo di giovani, con il presidente Federico Palloni. Un 21enne che gestirà mille donatori”.

Importante il ricambio anche a livello di presidenti: a Petritoli, il dottor Massucci, a Porto San Giorgio Francesca Petracci, a Montegiorgio lo storico Marco Armellini. “Figure fondamentali e molto presenti” ribadisce la presidente.

Non mancano le criticità: “Continua la mancanza dei medici. Due trasfusionisti hanno chiesto il trasferimento. Considerando che sono cinque in totale, si apre un’ulteriore ferita. Con la dottoressa Siracusa, primaria del centro trasfusionale, abbiamo deciso la chiusura di alcuni centri raccolta. Ma questo significa anche che si riduce la raccolta di sangue e plasma. La criticità dell’Avis diventa quindi di tutto il territorio”.

Sono stati numerosi gli incontri con la Siracusa, che ora guida anche il centro raccolta di Ancona dove passa tre giorni a settimana, prima di decidere le strategie. “Ci siamo confrontati con il dottor Grinta, sapendo che ci sono concorsi per medici trasfusionisti. Dobbiamo accelerare i tempi di immissione. Ci ha dato garanzie, vigileremo”. Montegiorgio ad esempio è chiuso per due giorni a fine anno “e – ribadisce la presidente – per questo perdiamo 20 donazioni”. Ma questo vale per tutti, Porto San Giorgio incluso. Consideriamo che ogni giornata di chiusura significa almeno 10 sacche in meno.

Quello che l’Avis sta cercando di stimolare da anni è che “il dipartimento di medicina trasfusionale che si trova ad Ancona abbia avuto uno sviluppo autonomo, indipendente per personale e organizzazione. Ma qui è la politica che deve, senza aumento di costi, pianificare l’indipendenza in modo da garantire personale autonomo” riprende il vicepresidente vicario, il dottor Rossi di Amandola.

E proprio dalla città dei Sibillini arriva l’allarme principale. Dopo il terremoto il punto raccolta di Amandola, guidato dal dottor Rossi, si trova in un container. “Ci sono problemi a livello di autorizzazioni per tornare a essere un vero centro di raccolta. La criticità più grossa durante il Covid, avendo spazi molto ridotti. Nonostante tutto ciò, le sacche raccolte hanno mantenuto stabili i numeri, un piccolo calo di 26. E questo nonostante le chiusure necessarie per dare respiro al personale e le persone che fanno la fila all’aperto, non essendoci sala d’attesa”. Anche in questo caso promesse da grinta per una soluzione, anche se non prima di maggio 2022 quando sarà proto il nuovo ospedale a meno che non si utilizzi il ‘reparto di medicina’ dove oggi si vaccina.

Una soluzione Rossi e l’Avis la suggeriscono per ovviare ai problemi di carenza di medici: “Noi vorremmo portare una forma mista, che unisca dipendenti dell’Asur (infermieri e amministrativi) a personale medico convenzionato esterno. Questo permetterebbe di gestire una quota di rimborso inferiore al costo di un dipendente. Il volontario convenzionato coprirebbe così le carenze di personale”.

Tornando ai numeri, l’impatto della terza persona assunta per gestire la chiamata unica è evidente. Come spiega l’informatico del direttivo: “Abbiamo superato i numeri del 2020 e diminuito il costo per donazione, sceso da 3,95 euro a 3,55 per donazione”. Rispetto all’ano scorso sono 355 le donazioni in più al 23 dicembre, 425 in proiezione fine anno: “Siamo tornati al 2019”. E questo nonostante i piccoli cali di Mandola, Altidona e Montegranaro. “IL nostro potenziale è grande, se solo potessimo garantire più giornate di apertura dei centri trasfusionali avendo a disposizione 5121 donatori, e parliamo – precisa la presidente – di quelli che hanno donato plasma o sangue, quindi attivi”.

Una delle sfide del 2022 è aumentare i soci, abbassando l’età media che oggi è di 45 anni. Anche per questo la terza dipendente è stata confermata fino a settembre, perché permette di raggiungere anche i donatori ‘pigri’, quelli che magari si scordano. Un lavoro fatto ad esempio in maniera capillare a Sant’Elpidio a Mare dove le donazioni sono aumentate di 110.

Il nuovo consiglio di presidenza.

Presidente Elena Simoni

Vicepresidente vicario Rossi

Segretaria Monica Mancini 

Tesoriere Stefano Berdini

Responsabile chiamata unica Claudio Basili

Vicepresidente regionale è Giovanni Lanciotti

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