Da Rubbianello le fragole della Filinara Farm certificate dall'Università Politecnica delle Marche.
di Raffaele Vitali
RUBBIANELLO – Comfort food. Così lo chiamano gli americani. Altro non è che il cibo che fa bene. Perché colorato, perché fresco, perché piacevole. Così sono chiamate le fragole e i frutti rossi, negli Usa il loro acquisto è cresciuto del 30% nelle ultime settimane. “Fanno bene agli occhi, oltre che al corpo” spiega Barbara Camilli, titolare dell’azienda agricola Filinara Farm, una delle tante che dopo un primo stop per mettersi in regola è ripartita sfidando il Coronavirus. Pa la Camilli una sola produzione: fragole, rigorosamente made in Valdaso.
FRAGOLE E DONNE
Un frutto amato dalle donne, precisa: “Gli uomini dicono di apprezzarlo nel 60% dei casi, le donne al 90”. Forse anche per questo i nomi delle specie sono tutti femminili: Aria, Federica, Asia, Tea, Isabel e Romina, la regina, che è il tipo autoctono delle Marche certificato dall’Università Politecnica.
“Abbiamo 14mila piante, di cui 9mila fuori suolo”. Eh già, perché Barbara Camilli è stata la prima a investire nella coltivazione sospesa, ovvero filari di fragole che crescono dentro terricci di terra, alimentati da un sistema di irrigazione tecnologico che studiando l’umidità fa uscire gocce d’acqua da tubicini. “Con questo sistema possiamo garantire fragole sette mesi all’anno e non più solo nei giorni in cui la produzione a terra rende di più, ovvero fine aprile e maggio. Tra l’altro, è un metodo che fa risparmiare sui concimi e sull’acqua, oltre a tenerle più al sicuro dagli animali” prosegue.
FRAGOLE DA GRANDE DISTRIBUZIONE
Davanti a lei ci sono migliaia di piante di fragole, a terra se ne piantano sei ogni metro, invece nella coltura sospesa il doppio.” Una qualità altissima che noi forniamo alla grande distribuzione attenta alle eccelelnze del territorio (da Gabrielli a L’oro della terra, ndr). In media parliamo di 120 quintali di fragole all’anno”. La Filinara Farm non ha patito particolarmente il Covid, solo che dovendo rispondere alla natura non possono accelerare i tempi e infatti la produzione andrà a pieno regime dalla prossima settimana: “Abbiamo avuto un raccolto il venerdì santo, giusto in tempo per i consumi pasquali, ma se fossero state già mature le avremmo vendute tutte. Ma i tempi vanno rispettati”.
CAMBIO DA CORONAVIRUS
Il cambiamento lo ha avuto nel metodo di packaging, perché normalmente uscivano in cestelli di plastica aperti, invece per il Coronavirus hanno dovuto ordinare nuove scatolette chiuse, “visto che bisogna evitare contatti preventivi tra il cliente e il prodotto”. La grande richiesta non abbatte i prezzi, un chilo di fragole della Valdaso in negozio si trovano intorno ai 4,5 euro al chilo: “Ma parliamo di qualità che non ha pari. Quelle che arrivano da Spagna e Grecia sono tante, perché hanno una produzione intensiva, ma hanno meno sapore. E non perché noi siamo più bravi, anche se usiamo tipologie migliori, è la natura. Se hai meno piante che mangiano nello stesso pezzo di terra accumuleranno per forza più zuccheri” conclude Camilli che si appresta alla grande raccolta: dal 20 aprile forniremo fragole tutti i giorni, in media 300 chili, poi a maggio si arriva anche a 600 chili al giorno.
LA ROTAZIONE
Non è semplice produrre fragole, sono tre le aziende in zona (le altre due a Montefiore e Montalto, ndr), perché per ogni anno di produzione il terreno ha bisogno di quattro anni di rotazione e anche per questo sono in arrivo tre nuovi filari di coltura sospesa.