FERMO – Nella ordinanza, il presidente della regione Marche Francesco Acquaroli lo aveva scritto con chiarezza al quarto punto: “E’ fortemente raccomandato che la percentuale del 50% degli studenti sia determinata in riferimento al numero degli alunni delle singole classi e non solo dell’intero istituto”. Praticamente la Regione sollecitava le scuole secondarie superiori a organizzarsi in modo da dividere le classi.
A tre giorni dal ritorno in aula, almeno nel Fermano, il quadro che emerge è però ben diverso. Dal Carducci Galilei al Montani, dell’Ipsia al Polo Urbani, la decisione è pressoché unanime: il 50% riguarda l’Istituto, non la classe. Per diversi motivi, a cominciare da una difficoltà oggettiva a garantire una lezione equilibrata ed efficace con dieci studenti tra i banchi e quindici dietro il pc.
A dire il vero le scuole si sono prese altre 24 ore per la decisione definitiva, quindi domani dovrebbero arrivare i piani ufficiali di ogni istituto, Classico, dove gli studenti hanno votato in maniera plebiscitaria per il 50% generale, e Scientifico inclusi.
Non c'è da stupirsi, già a fine estate, quando questa opzione emerse, ci fu la presa di posizione contraria del Consiglio superiore della pubblica istruzione sulla didattica a distanza: "La divisione della classe e la lezione in sincrono (con gruppi classe in presenza e a distanza che seguono la stessa lezione) non sono scelte efficaci didatticamente e praticabili tecnicamente".