FERMO - Ristoranti aperti dalle 5 alle 23, tutti i giorni. Con massimo quattro posti per tavolo, che diventano otto per i conviventi. E prenotazioni obbligatorie, per tenere sotto controllo i clienti. Chiedono di riaprire il prima possibile, i ristoratori del Fermano, e affidano alle associazioni di categoria per far sentire la loro voce.
Quelle principali hanno sottoscritto un documento con le richieste del settore, portato all’attenzione del Governo. «È urgente anticipare la data delle riaperture al prima possibile. Sarà un contributo alla sopravvivenza delle imprese, ma sarà importante anche per la cittadinanza, per rivivere qualche abitudine di socialità, seppur controllata», spiega Alessandro Quindi, ristoratore della Cna Alimentari di Fermo. Il clima infuocato degli ultimi giorni parla di un settore ormai allo stremo.
«Non condividiamo forme non autorizzate di protesta, ma la situazione è estremamente grave», dice Quinzi che auspica un confronto con chi di dovere, «per dire che un sostegno di qualche migliaio di euro non ripiana centinaia di migliaia di euro di fatturato svanito».
A nulla sono valsi gli interventi e i soldi spesi per rendere i locali sicuri, denuncia il ristoratore. «Parte di questi sforzi economici – dice – sarebbe dovuti rientrare con un recupero promesso del 50%, che poi è diventato minore del 10%».
Di una cosa i ristoratori sono certi: non è nei loro locali che ci si contagia. «Il documento sottoscritto – fa sapere la referente Cna Alimentari per la provincia di Fermo, Maria Laura Bracalente – prevede, tra l’altro, che vengano integrate le schede tecniche per il settore della ristorazione, con la modifica degli orari e delle modalità di accesso ai locali per una riapertura serale in sicurezza».
Altra richiesta, con l’arrivo della bella stagione, è di «distinguere tra feste private e cerimonie, differenza che la legge deve ridefinire, permettendo al settore di riaprire anche questo importante elemento per tante attività».