di Raffaele Vitali
FERMO – È possibile diversificare il mercato, trasformando la Russia da dominante a parte del fatturato? C’è chi ce l’ha fatta, ma non con un colpo di bacchetta magica. È il caso emerso al Micam del Calzaturificio Rossi di Montegranaro.
Marco Cappella, parliamo di Russia?
“Un mercato bellissimo. Uno di quelli dove si vende senza strategia, perché amano l’Italia. è una comfort zone per i calzaturieri. O meglio lo era”.
Ma?
“È soggetto a tanti cambiamenti. È un mercato che ti cerca, poi all’improvviso arrivano le sanzioni, vedi il 2014, E tutto inizia A cambiare. A dire il vero non subito, ma dal 2015-2016 tutto è peggiorato”.
Voi come vi siete difesi?
“Avevamo già una buona posizione sia in Italia sia in Europa, ma quanto stava accadendo, con una riduzione degli ordini, ci ha spinto ad accelerare lo switch”.
Percorso faticoso per ridurre il peso dell’ex Csi?
“Valeva il 65-70%, oggi è il contrario visto che quella percentuale la garantisce l’Europa nel suo insieme. Per riuscirci ho rafforzato la parte commerciale dell’azienda in Italia e nel vecchio continente e ho cominciato a diversificare le collezioni”.
Quindi, analisi del prodotto e del cliente, in quanti anni?
“Fate i conti. Già dal 2014 avevamo iniziato a guardarci attorno, poi dal 2016 la transizione è diventata una strategia e i frutti li stiamo raccogliendo da un paio d’anni. Questo ha comportato la ricerca di nuovi clienti, in mercati magari prima inesplorati.
Merito della seconda generazione?
“Mio padre ha creato l’azienda e ha capito che lasciare il ‘facile’ garantito dal russo avrebbe pagato alla lunga. E infatti così è. Noi oggi siamo colpiti dalla guerra, ma non in maniera devastante anche perché di quel 35% poco è legato alla Russia e di più ai paesi satellite. Ma non è stato facile quando devi cercare un mercato che garantisca quel guadagno che in Russia, grazie a gusti ben definiti, era certo e continuo”.
E ora?
“Continuiamo a investire in ricerca e innovazione. Solo così si aprono nuovi mercati oltre confine”.