AMANDOLA – La sua è la voce di chi ascolta, oltre ad osservare. Il vescovo di Ascoli Piceno, Giampiero Palmieri, ha fatto il punto della ricostruzione a Radio Vaticana. La parola più usata è ‘lentezza’. Come i rintocchi della campana che ogni nette tra il 23 e il 24 agosto accompagna il ricordo delle vittime di Pescara dei l Tronto.
A otto anni dalla prima di una serie di violenti scosse che nel 2016 hanno devastato il, centro Italia, uccidendo 239 persone tra Amatrice, Arquata e Accumoli, il monsignore non nasconde la sua amarezza. “Tante persone vorrebbero rimanere in queste comunità, chiedono chiese riedificate. Ma in questi otto anni la ricostruzione privata e delle strutture pubbliche è stata molto lenta”.
Diverse le ragioni che hanno reso più difficile la ricostruzione: “Ad esempio, l'economia ha girato intorno al bonus del 110%, che ha avuto degli effetti negativi sul territorio delle zone terremotate. C’è stato l'aumento dei prezzi, dei costi dei professionisti e così via. Siamo dunque ancora in una fase iniziale della ricostruzione. Nel frattempo molti di questi nostri territori sono stati abbandonati, le famiglie si sono trasferite nella zona costiera, ma ce ne sono altre strenuamente presenti nel territorio” prosegue parlando a Radio Vaticana.
Chiaramente, se c’è un target colpito maggiormente è quello degli anziani, che vorrebbero continuare a vivere dove la loro vita è consolidata: “Gli anziani sono coloro che soffrono di più, vedono il loro paese no rinascere. Eppure sperano, vogliono continuare a vivere qui e lo vedo in maniera chiara durante lee feste patronali quando in tanti tornano, perché pregare, anche se in mezzo a n paesaggio doloroso, fa separare”.
Tuto diventa più difilale con i giovani: “Qual è la prospettiva per un giovane che vuole rimanere? È necessario creare lavoro in questi territori. Ad esempio, ci sono alcune aziende, particolarmente attente alle questioni sociali del nostro territorio, che hanno addirittura aperto fabbriche proprio per garantire una possibilità di futuro a queste persone. C’è da puntare sul turismo, pensiamo a tutto quello che si crea intorno ai cammini. Proviamoci”.
E poi ci sono le chiese, su cui la diocesi ha un ruolo cardine: “Abbiamo ricostruito diverse chiese e siamo in fase di ricostruzione di altre. Certamente anche la ristrutturazione dei luoghi di culto soffre un po’. Alcuni professionisti del settore edile mi hanno detto che certamente i guadagni sono stati maggiori col 110%, e questo li ha spinti a dare la priorità a quei lavori piuttosto che a quelli della ricostruzione post-sisma. quando arrivo, sono atteso, tutto vogliono sapere quando riapre al loro chiesa. È un altro segnale di speranza e volontà”.