di Raffaele Vitali
AMANDOLA - “Il nuovo commissario ha impresso un’accelerazione e ha sbloccato questioni ferme da mesi. Se per il Coronavirus si semplifica, speriamo che si riprenda il sistema Genova anche per il post sisma. Credo che nei prossimi mesi potrebbero davvero partire migliaia di cantieri. Aumentando personale, semplificando la norma attuale, perché un nuovo decreto ci farebbe perdere molto tempo, si può fare tanto” spiega l’assessore regionale Angelo Sciapichetti. Lui, come il governatore Luca Ceriscioli, è convinto che Legnini sia la persona giusta. Non fosse altro per il bagaglio d’esperienza che si porta dietro.
IMPRESE E PROFESSIONISTI
Un esempio di operatività? “Un anno fa parlavamo del fatto che i professionisti stessero facendo da banca per la ricostruzione non ricevendo fondi per il lavoro fatto. Lo sblocco dell’anticipazione del 50% ha permesso con 450 richieste fatte id vedere riconosciuti 10milioni di euro. E altri 21 ne abbiamo a disposizione”.
Se il buongiorno si vede dal mattino, le prime mosse di Legnini funzionano. Incluso il rinforzo per l’Ufficio ricostruzione guidato da Cesare Spuri “che – precisa Ceriscioli – non è secondo a nessuno. La velocità è figlia delle regole nazionali e non certo delle persone”. Se sorridono un po’ i professionisti, lo stesso di può dire delle imprese: 900 su 1200 quelle pagate. “Nelle trecento rimaste indietro è un motivo di pratica che ha trovato difficoltà, rendicontazioni, date che mancavano. Insomma, c’è stato un lavoro di integrazione, ma pian piano vengono evase”.
REGOLE DI GENOVA
Ma non basta. “Spero davvero di avere le regole di Genova, avendo percorsi veloci per i nostri cittadini, non per la mia carriera. Ma per chi sta in affitto, chi in un container o in una casetta. Hanno diritto a ritrovare comune, storia, identità ed economia. Spero che continuandoci a lavorare, hanno messo 700miliardi sul Coronavirus, si diano risposte straordinarie. E allora sarò soddisfatto”.
TURISMO
Ceriscioli ci crede nella ripresa. “Abbiamo pronti due milioni di euro. La strategia aveva funzionato, alcune aree cratere avevano avuto recupero anche del 30% su dati turistici. Sono convinto che dopo il Coronavirus le persone avranno voglia di muoversi e viaggiare. Successe qualcosa di simile dopo la Sars”.
FIBRA E TELEMEDICINA
Nel mentre Ceriscioli insisterà perché la fibra arrivi ovunque, “l’abbiamo finanziata”, anche perché i Sibillini hanno bisogno di connessione per dare seguito ai progetti che la Regione ha in mente: “Dentro queste connessioni si può giocare il rapporto di salute in un mondo tecnologico, il livello di risposta è ancora abbastanza tecnologica, con una patologia come questa che aveva come obiettivo il monitoraggio a distanza la connessione era chiave. Ci sono invece risorse aggiuntive dedicate alle aree interne che ha fra i progetti quello di combinare tecnologia e salute con una telemedicina”.
CORONAVIRUS E RICOSTRUZIONE, IL NODO COMUNCIAZIONE
La quarantena l’ha caricato Ceriscioli che candidamente affronta anche il tema della diversa percezione del suo lavoro, quello per la ricostruzione quello per l’emergenza coronavirus, quello dei fischi per la prima e degli applausi per la seconda: “Non sono cambiato io, è cambiato il modo di raccontarle. Ho usato toni e modi istituzionali nel post sisma. Mi sono mosso in maniera ferma ed educata, chiedendo soluzioni. Facendo notare a tutti che il problema non sono le regioni ma gli strumenti? Visto che nessuno volava negli altri territori coinvolti, il problema era evidente che non fosse la regione. Purtroppo la mia modalità di narrare, basata sui fatti, è stata sepolta da una marea di informazioni che confondono. Vado all’inaugurazione di una scuola e mi dicono ‘la Regione non fa nulla e invece il privato…’. Allora faccio notare che il ruolo della Regione è stato garantire i finanziamenti e noi le abbiamo finanziate tutte in poco più di due anni. Ma poi le scuole sono di Province e Communi e le norme dello Stato. Ma nell’immaginario collettivo la responsabilità è della regione".
Con il coronavirus ha usato un rapporto meno istituzionale. "Di fronte a un’emergenza che metteva a rischio l’incolumità delle persone, ho fatto scelte nette. Sono state rese chiare le cose. Lì era chiaro a tutti cosa volevo io e cosa voleva il governo. Poi a distanza di pochi giorni si è capito quale fosse la strategia migliore. Idem sarebbe guardando indietro al sisma. Quattro governi con strada sbagliata e una regione che ha ragione. Solo che non potevo cambiare le ordinanze per le gare di appalto. Altrimenti lo avrei fatto. Avrei deciso io come ricostruire, ma non era proprio possibile. se fosse stato chiarito cosa voleva la regione e cosa faceva il Governo forse il giudizio assomiglierebbe di più a quello del coronavirus. Ma è inutile piangere sulla comunicazione versata”.