di Raffaele Vitali
VENEZIA – Tessitori che segna in sottomano rovesciato e subisce fallo, Wright Foreman che tira da nove metri senza senso e prende il ferro. La Carpegna Prosciutto retrocede in A2 con queste due fotografie.
Il terzo quarto devastante di Venezia che segna 35 punti in maniera quasi imbarazzante, considerando che Pesaro avrebbe dovuto dare tutto per credere nel miracolo, decide la partita più importante della stagione. Tutti temevano che Varese non avrebbe vinto a Pistoia, tassello fondamentale per costruire una salvezza incredibile, invece i lombardi hanno letteralmente dominato in Toscana. Restava poi il match di Treviso, ma essenziale era la vittoria di Cinciarini e compagni. Non è arrivata. Nonostante venti minuti di enorme illusione regalata ai propri tifosi.
Scarsi gli americani di Pesaro, mentre a Treviso Harrison segnava da ogni posizione, e così Allen, a Venezia Ford, Bluiett e Love si confermavano USA solo di passaporto. Dopo 16 stagioni, di cui 12 finite sempre o quasi penultima, i biancorossi scendono di un gradino e ora dovranno ricostruire tutto, viste le dimissioni presentate già da tempo da parte del presidente Costa. Meritava un altro finale il pubblico biancorosso, meritava un’altra stagione. E invece, davanti agli occhi, gli resterà il disastro di Venezia.
Sia chiaro, non è un dramma. Lo hanno scritto anche i tifosi in un lungo striscione. La A2 è un campionato che offre un grande basket e da anni vede i dati del pubblico in crescita. Un campionato che può servire a Pesaro per ricostruire, sperando di non vanificare tutto come durante l’estate scorsa con un mercato fallimentare, in primis nella gestione degli italiani. Ripartire da Cinciarini, Maretto, Stazzonelli, Stable e magari uno tra Mazzola o Totè, che non è stato ceduto quando avrebbe fruttato vere risorse, sarebbe già un bel segnale. Oltre a un allenatore vero ed esperto di un campionato che Pesaro proprio non conosce.
L’ULTIMA PARTITA IN SERIE A
Nel primo quarto c’è tutta la tensione di un match che per Pesaro valeva la vita. Il primo canestro dei biancorossi è di Valerio Mazzola, l’ex premiato e applaudito da tutti i tifosi di Venezia. La tripla di Bluiett fa pensare che il primo risultato necessario per salvarsi, ovvero la vittoria della Carpegna Prosciutto, sia possibile. Anche Venezia però gioca leggera, non ha nulla da chiudere a una classifica che la vede arrivare ai play off come quarta.
La difesa di Sacchetti lascia a desiderare, non ci sono aiuti e così Simms, approfittando di McDuffie che pensa solo all’attacco, domina dentro e fuori dal pitturato. E se non è l’ala a colpire, ci pensa Parks a siglare il 23-11 che sembra già chiudere ogni discorso. Non per la Carpegna Prosciutto che Sacchetti si ricorda di avere anche una panchina e da lì si alza Foreman che come suo solito, giocando da solo, ricuce lo strappo (27-20).
Dovevano crederci i giocatori, visto che 100 tifosi biancorossi sono arrivati a Venezia per incitarli. Il lampo di inizio secondo quarto è un regalo a chi non si è fermato neppure dopo l’iniziale -12 che poteva raffreddare anche il più appassionato dei pesaresi. Prima Ford, inserito per cercare di dare un’anima alla difesa, e poi Visconti, con una penetrazione di pura tigna, riportano a -2 completando un break di otto a zero.
Fondamentale l’impatto di Love che porta chili e senso della posizione vicino al ferro (29-27). Ma non darà altro alla causa durante il match Quella di Foreman sembra una partita nella partita, la guardia numero 11 gioca per il tabellino e le telecamere, sa che potrebbe essere l’ultima chance per mostrarsi. Ma questo significa mandare fuori ritmo i compagni. Sacchetti ci mette del suo togliendo i lunghi e Venezia non fa altro che cercare i muscoli di Tessitori.
Quello che manca a Pesaro è la continuità. Il gioco è quello basico, anche per l’ultima di campionato: se sei libero, tira. Pure se contro logica, vedi Tambone e il suo airball al 17’, o poco prima McDuffie. Anche perché a volte entra, Bluiett a rimorchio mette una tripla importante (35-32). Foreman si fa qualche minuto in panchina nel suo momento migliore, colpa di due falli banali. al rientro è esplosivo e Pesaro ricuce di nuovo lo strappo con i primi due punti di Cinciarini (40-40) mentre Varese vola a +14 a Pistoia. Sembra quasi incredibile, ma è ancora lunghissima e soprattutto anche Treviso è in vantaggio con Tortona, il che renderebbe tutto inutile.
L’inizio terzo quarto è da incubo e Sacchetti lo capisce in due minuti che non è il modo giusto per sperare di vincere. In un amen Pesaro subisce un 10-2 frutto di soli due liberi di McDuffie (52-46). Non è neppure fortunata la Carpegna Prosciutto che vede il pallone più di una volta girare sul ferro e poi uscire. Ha solo la velocità come arma in più la squadra, ma se i contatti non diventano falli, diversamente dal trattamento di lusso per l’enorme Tucker, diventa difficile anche segnare un layup.
È il momento più difficile, il pallone diventa pesante, Cinciarini è in panca, Foreman forza ma è l’unico che non ha paura. A dire il vero pure Visconti non esita, ma il suo tiro è da dimenticare. E così in 5 minuti Pesaro segna solo due punti, mentre Venezia, pian pianino prende il largo con la sua gondola (58-46).
Sacchetti continua a giocare senza play e la squadra va in trance, ognuno gioca da solo e Venezia non deve fare altro che passarsi la palla per due volte di fila per trovare un canestro facile. Azione dopo azione il vantaggio dei padroni di casa diventa una montagna insormontabile. Quando arriva a meno venti il coach si ricorda del suo play e McDuffie ringrazia, visto che subito riceve palla e segna da tre punti. Si è spenta la Carpegna Prosciutto, troppo presto, visto che Varese stava asfaltando Pistoia, risultato chiave, mentre Treviso vinceva, ma faticando con Tortona dopo tre quarti.
L’ultimo quarto diventa così una drammatica agonia resa dolce solo dall’ingresso in campo del giovanissimo Terry Rafael Stable e dal tifo dei pesaresi che accendono anche un fumogeno facendo scattare l’antincendio e che iniziano a prepararsi alla prossima stagione rispolverando storico cori contro la Fortitudo Bologna mentre i giocatori vanno a salutarli tra le lacrime di Visconti e lo sguardo duro e ferito di Cinciarini.