di Raffaele Vitali
FERMO – Giorgio Pannelli, direttore servizio dipendenze patologiche dell’Ast di Fermo. “La Regione ha istituito dei dipartimenti come strutture funzionali misti pubblico-privato. Ne fanno parte gli enti del territorio per trattamenti residenziali, le comunità, come Arcobaleno e Speranza, e poi gli Ambiti e i distretti”. I dipartimenti sono finanziati dalla Regione con fondi erogati ogni due anni che permettono di attivare iniziative co-progettate tra pubblico e privato, in base alle esigenze territoriali.
Quello del centro antifumo ha avuto una gestazione di oltre un anno. Abbiamo deciso di agire sulla dipendenza da nicotina, il tabagismo. Che è un Lea”. Stando ai dati, fino al pre Covid c’era stata una diminuzione, “dopo il Covid il numero di adulti fumatori è cresciuto del 2%, siamo a un quarto della popolazione italiana”. Più preoccupante è il dato sui giovani, nelle Marche il 30% dei 15enni fumano. “Diventano potenziali candidati a diventare fumatori dipendenti”.
Nasce così Respiro, il centro antifumo, il progetto coordinato con la dottoressa Pietrelli e la dottoressa Pieragostini. “Noi abbiamo individuato una ditta di comunicazione per creare sito, in fase di arrivo, e la brandizzazione che permette una promozione. L’associazione Arcobaleno si occuperà del centro antifumo che si troverà fisicamente collocato aa Capodarco. Si occuperà di consulenza e di avviare il percorso di cura”.
La ‘cura’ coinvolgerà uno psicologo e uno pneumologo. “Il centro sarà operativo da gennaio. Siamo partiti da una indagine interna per capire cosa avremmo voluto comunicare: competenza, serietà, supporto, accoglienza ed empatia”. Un aspetto fondamentale è il porsi senza giudizio: “Noi curiamo pazienti, non ci occupiamo di peccati o vizi, noi siamo qui per far superare situazioni dannose” ribadisce il primario.
“Abbiamo selezionato un target specifico sulla base dei dati epidemiologici: la fascia 18-35 è quella su cui vorremmo agire, ma chiaramente accogliamo tutti quelli che hanno problemi di tabagismo” chiarisce la responsabile dell’Urp, Sabrina Petrelli.
Un approccio interdisciplinare per capire magari che l’uso della sigaretta è più interazione che necessità di nicotina. “E in questo caso dobbiamo intervenire in modo differente”. Il centro si occuperà anche di educazione, di promozione del benessere, al recupero e al potenziamento delle life skills.
Aggiunge la direttrice sanitaria Simona Bianchi: “E’ quella la fascia di età che vede un incremento di fumatori. Gli adolescenti stano ricominciando a fumare, le donne molto più degli uomini. Dobbiamo fermare questa escalation e agire sulle popolazioni più giovani per evitare conseguenze peggiori, le cronicità. Perché le malattie che si accompagnano al fumo sono malattie invalidanti, pensiamo agli enfisemi, che poi possono degenerare nei tumori”.
E cambia poco tra sigaretta e sigaretta elettronica a livello di rischi. “Oggi vanno tanto le sigarette che riscaldano il tabacco. Significa comunque inalare nicotina, quindi non risolve la dipendenza. Se parliamo di quella con liquidi ci sono pro e contro. Che cosa comporti l’uso di liquidi chimici non lo sappiamo. Per uno abituato a gestire metadoni – riprende il direttore del dipartimento prevenzione – valuto le dosi a scalare. La sigaretta elettronica che e fa ridurre la nicotina è in linea con l’approccio di gestione delle dipendenze. In Gran Bretagna è stata usata come strumento per smettere. Il contro è che ci sono persone che si accostano da non fumatori a questi strumenti immaginandoli come meno nocivi. Trovi prodotti ai gusti più vari, dallo yogurt ala castagna, il non fumatore può essere tentato, proprio dal sapore. Strumenti che se usati come ‘cura’ possono a vere una logica”.
Elia Africani è il coordinatore della comunità Arcobaleno di Capodarco: “Dobbiamo agire sulla fascia d’età che ha un potenziale di crescita maggiore. Seguiremo i 50ennni, che sano riconoscere la problematica e parlare con lo pneumologo, ma anche i giovani che usano sempre più le sigarette usa e getta. La dipendenza da tabagismo diventa uno strumento da legame sociale. Noi ci impegniamo per intervenire su questi approcci, entrando nei valori su cui si costruiscono le condotte legate a strumenti di fumo”.
Per l’Ast il centro anti fumo è una necessità: “Il dipartimento lavora con il terzo settore e lo fa al meglio co-progettando. L’invito è di usarlo e di farlo conoscere, perché ai giovani può fare solo bene frequentarlo. Magari coinvolgendo gruppi e non il singolo che per stare in quel gruppo fuma”. Il centro sarà aperto da gennaio un giorno a settimana, ma risponderà sempre al telefono. Per cui si potranno programmare incontri e visite.
La speranza è che chi fuma smetta o scelga percorsi di lento recupero. Anche il primario da sei anni usa una sigaretta elettronica senza nicotina: “Non è la sigaretta elettronica che tiene viva la gestualità, ma la nicotina. La sigaretta elettronica andrebbe usata per smettere di fumare, ma in realtà molti usano entrambe”. E questo non va bene. Per chi vuole sapere di più, basta chiamare allo 0734683907