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Regione, milioni per l'agricoltura: biodistretto e aiuti per piantare barbabietole da zucchero. Malavolta: "Non ha coinvolto l'Aiab"

30 Gennaio 2021

FERMO - Undici milioni per le aree sisma. Accesso semplificato ai bandi. Il ritorno, nei campi, delle barbabietole da zucchero. La nascita di un distretto biologico regionale e di distretti dei prodotti locali certificati.

Se n’è discusso ieri al tavolo per l’Agricoltura con le associazioni di categoria e l’assessore regionale, Mirco Carloni, che ha parlato di «incontro molto fruttuoso nella massima collaborazione». Nel quale s’è deciso che i 5,5 milioni del piano di rilancio in area sisma e i 4 dei fondi regionali ordinari saranno destinati allo scorrimento della graduatoria degli aiuti per gli investimenti delle aziende agricole del cratere.

In ballo, anche un milione e mezzo per i piccoli investimenti delle aziende zootecniche e 300mila euro per le domande di ristrutturazione dei castagneti da frutto. «Faremo scorrere le graduatorie e, nel frattempo, in vista dei prossimi bandi, continueremo a cercare tutti i modi per rendere sempre più accessibili le misure, semplificando gli iter» ha assicurato Carloni.

D’accordo, gli operatori, sul rilancio della barbabietola da zucchero, «incentivando il suo reinserimento nelle rotazioni agricole e ipotizzando un contributo a ettaro in “de minimis». «Un tentativo – ha spiegato l’assessore – di creare una nuova prospettiva per una coltivazione che nelle Marche vanta una lunga storia e che in futuro potrebbe prevedere anche un impianto di trasformazione». Sul tavolo anche la creazione di un unico distretto regionale del biologico e di distretti dei prodotti locali certificati.

«Siamo la regione più biologica d’Italia – ha spiegato Carloni – e questo è un grande orgoglio, un'eccellenza di cui tutta la collettività può andare fiera. Ritengo sia essenziale giocarci questa opportunità tutti insieme, dai piccoli coltivatori ai grandi player, in un unico distretto forte e in grado di creare aggregazione e qualificare ulteriormente i nostri prodotti nel mondo». Unità intenti, quindi. Che, però, l’Aiab lamenta non esserci. La sezione marchigiana dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica non è stata convocata al tavolo.

«Nonostante la nostra richiesta a poter partecipare sia stata disattesa, sarebbe stata auspicabile la presenza anche del Bio-distretto Fermano Piceno che potrà avere un importante sviluppo se saranno seguite le linee guida nazionali sui distretti del cibo, che dovranno essere adottate in sede regionale», spiega il presidente regionale dell’associazione, Enzo Malavolta. Che si dice preoccupato «dalla necessità di rimodulare la delibera di giunta, tenendo conto anche delle esigenze del territorio, costituito da una rete di aziende biologiche che operano già in sinergia su base territoriale».

Il timore è che le risorse vengano indirizzate in un'unica direzione. «Perché solo per il Bio-distretto è previsto un requisito di fatturato?», si chiede Malavolta e ragiona: «Questo limite di 70 milioni può essere garantito solo dalla presenza di una grande azienda agroalimentare presente nel territorio marchigiano, che dovrebbe essere presente nel Bio-distretto. Questo, oltre a essere contrario alla normativa nazionale, rappresenta un grave gap».

Sulla stessa linea il presidente del Bio-distretto del Fermano Piceno, Noris Rocchi: «Il Bio-distretto – spiega – è una realtà che può trasformarsi in grandi opportunità non solo per il comparto biologico, ma per l’intero sistema territoriale. Questo implica un percorso coerente e in sinergia con le scelte che saranno fatte dalla Regione. Prima che vengano stabilite le condizioni all’interno dei distretti del cibo, auspichiamo che l’assessorato all’Agricoltura mantenga uno status di rispetto ed equità tra tutte le parti in causa del settore e una equa rappresentanza».

Francesca Pasquali

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