FERMO – Improvvisamente l’Italia scopre le Marche. E non per il mare del Conero, non per la ricostruzione che non è mai davvero partita, non per l’ottima risposta alla pandemia, non per l’assenza di infrastrutture, ma per l’ipotesi di accordo tra Pd e Movimento 5 Stelle. E in tutto questo, il candidato del Movimento diventa un riferimento nazionale perché non ha intenzione di cedere alle logiche del Governo. E quindi dice no all’accordo. “Mi offrono la poltroncina sperando di farmi contento. Ma non mi vendo per una poltrona, ho una dignità da mantenere” tuona Gian Mario Mercorelli.
Neppure le parole del premier Giuseppe Conte, che parla di occasione da non sprecare, serve a limare la posizione della base grillina marchigiana. “Il ticket proposto dal Pd arriva a meno di due giorni dalla presentazione delle candidature per le Regionali, quindi ampiamente fuori tempo massimo. Hanno avuto tre mesi per coinvolgere il Movimento nel programma e sui nomi: farlo solo ora è solo un colpo di coda" ribadisce Mercorelli che rinuncia così anche alla vicepresidenza.
"Resterei schiacciato da un presidente che è la fotocopia di quello uscente. Invece, a suo tempo avevamo chiesto una netta discontinuità rispetto a Ceriscioli, ai soliti noti che il Pd ha rimesso nelle liste e ai programmi. Per me – conclude - non ci sono elementi per arrivare a un accordo con il centrosinistra sulle Marche”. Ma a Roma la pensano diversamente. La partita, fin a sabato alle 12, è ancora aperta.
E Goffredo Bettini, componente della direzione nazionale PD, rilancia: “L'accordo nelle Marche si può fare. C'è un nuovo candidato civico, aperto, popolare e onesto. Si può trovare un equilibrio negli assetti, dando elementi di discontinuità forti sul piano programmatico. Ritrarsi rispetto a questa possibilità non è un danno solo per le Marche, ma è un segnale non favorevole anche per la tenuta della maggioranza che attualmente governa l'Italia".