ANCONA – Si va delineando il quadro delle elezioni regionali. Con le sue certezze e le immancabili schermaglie. Ma anche con una presa di posizione politico amministrativa molto forte dell’ala sinistra. Ieri è stato il giorno di Francesco Acquaroli, ufficialmente il candidato del centrodestra.
“Ringrazio i leader Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, ma in particolare Giorgia Meloni. Oltre ad essere un orgoglio, questa candidatura rappresenta una grandissima responsabilità per dare alla nostra regione una nuova opportunità. Io ce la metterò tutta, continuerò a lavorare assieme a tutti coloro che contribuiranno a scrivere questa nuova straordinaria pagina e a restituire una speranza vera alle Marche. Economia, lavoro, sanità, ricostruzione post-sisma e infrastrutture: da qui ripartiamo per liberare le Marche dal malgoverno del centrosinistra” sottolinea presentandosi Acquaroli.
Immediato il controcanto di Maurizio Mangialardi, che sceglie una linea ‘strana’, quella di presentare Acquaroli come un candidato calato dall’alto, anche se il cursus honorum dell’onorevole è ben radicato sul territorio marchigiano: “Finalmente i palazzi romani del centrodestra hanno scelto il nome da calare nelle Marche in vista delle prossime elezioni regionali. Auspico che, a differenza da quanto avvenuto in altre realtà, specie nelle recenti elezioni in Emilia Romagna, questa imposizione romana non distolga il confronto politico dai temi e dalle proposte che interessano il futuro delle Marche. La nostra comunità non ha certo bisogno di quel genere di iniziative a cui la destra ci ha tristemente abituato, volte solamente a creare inutili e artificiose tensioni sociali”.
Ma in mezzo ai due big, c’è la preoccupazione di Roberto Mancini, il professore universitario che guida il movimento Dipende da Noi. Con lui Massimo Rossi, che già ieri sui social aveva anticipato il pensiero del gruppo: “Le prossime elezioni regionali di settembre si annunciano già ora come una consultazione falsata a causa di un colpo di mano della maggioranza che sostiene la giunta Ceriscioli. La Commissione Affari Istituzionali della Regione Marche ha infatti votato una norma che impedisce ai candidati alla carica di presidente di essere anche candidati per far parte dell’Assemblea Legislativa”.
Praticamente, o si corre per il posto da presidente, e quindi per entrare serve un super exploit, o si resta fuori. “Questa preclusione non è uguale per tutti. Non vige infatti per la coalizione che arriva seconda, alla quale la stessa legge assicura l’accesso automatico nelle Istituzioni del proprio candidato presidente. Si tratta quindi di un provvedimento completamente arbitrario, ritagliato su misura dei due blocchi egemoni, centrosinistra e destra. Con questo colpo di mano si escludono soprattutto le forze più innovative, che danno voce alle ragioni inascoltate di gran parte delle donne e degli uomini che vivono nelle Marche”.
Ma non basta l’indignazione a parole e così Dipende da noi chiama a raccolta i cittadini: “Un sit-in davanti al palazzo del consiglio regionale nella mattina del 30 giugno, quando questa norma sarà votata”.