FERMO – Tra un tampone e un controllo, tra una stretta di mano mancata e un confronto sugli spostamenti dell’ultimo positivo, c’è anche la politica. Perché, in teoria a maggio, si voterà in comuni e Regione. E la corsa per il dopo Ceriscioli è tutto fuorché delineata nei suoi contendenti.
La scelta del Pd di convergere su Maurizio Mangialardi ha da un lato dato prova di forza e compattezza dei Dem, ma dall’altro ha riaperto una discussione che sembrava essersi fermata attorno al percorso civico di centrosinistra.
Quanto sono vicini alla soluzione gli alleati? L’incontro di ieri ne è stata la fotografia: tutti ad almeno a un metro uno dall’altro. Ufficialmente per le disposizioni ministeriali, in pratica perché prima dell’abbraccio elettorale di strada ce ne è. Sul tavolo il mondo dei ‘cespugli’, che hanno però una loro consistenza, hanno lasciato Sauro Longhi e Roberto Oreficini, anche se ancora Italia Viva prova a veicolare il nome di Flavio Corradini. Il clima è stato sereno, ma è evidente che nell’aria aleggiavano solo queste parole: “È il momento di portare il cambiamento nelle regioni d'Italia. Sono dieci anni che M5s si attiva sui territori, dal basso, lavorando al controllo e cercando di portare l’onestà dentro le istituzioni locali. Ma non basta, ora dobbiamo andare al governo per produrre il vero cambiamento nelle Regioni e nei Comuni. E adesso cambiamo passo". A dirle è stato Luigi Gallo, presidente 5 Stelle della commissione Cultura della Camera.
Parole che seguono il voto sulla piattaforma Rousseau in Liguria che per la prima volta ha aperto il Movimento all’alleanza con il Pd con il chiaro obiettivo di togliere la regione a Toti e quindi al centrodestra. Una scelta voluta dal 57,7% degli attivisti. Una scelta che potrebbe influenzare anche il destino di M5S e Pd in Campania, Regione chiave nella strategia pentastellata.
Vince invece la linea di Beppe Grillo, che dalla scorsa estate invita l'universo 5 Stelle ad abbassare la guardia con il Pd. E chissà con che animo il voto sarà arrivato a Milano: Davide Casaleggio è sempre stato scettico all'abbraccio ai Dem ponendosi invece in una posizione vicina a quella di Luigi Di Maio, sostenitore della «terza via». "Basta con l'autoisolamento, questa è una grande occasione" sottolinea il ligure Sergio Battelli, laddove Vito Crimi mantiene una posizione di equilibrio. “Il percorso di confronto che avvieremo avrà come precondizione quella di mettere al centro i temi, i progetti, le azioni concrete”, spiega il capo politico. Il Pd, in maniera più netta, sentenzia: “Il voto su Rousseau è un segnale importante che rafforza la coesione delle forze di governo».
E allora molti si chiedono: perché non nelle Marche? I grillini avevano da tempo aperto a Sauro Longhi e le prime visite di Andrea Orlando da Roma erano state tutte indirizzate a convincere il segretario Giovanni Gostoli a costruire un rapporto con i 5 Stelle. Poi, durante l’ultimo incontro dei cespugli, la presenza della consigliera regionale che ha aumentato le possibilità.
Perché non ragionare con i 5 Stelle davvero tenendo aperta la porta anche di una candidatura civica di raccordo? Mangialardi, il più civico dei Pd grazie al suo essere sindaco dei sindaci, è un nome forte che deve essere vincente, altrimenti i Dem brucerebbero un ulteriore risorsa interna. Ma al contempo la Regione non può permettersi errori e il Pd, per quanto in crescita, sa che da solo non può vincere. I 5 Stelle nelle Marche hanno scelto di correre da soli attraverso incontri tra i meet up, un passaggio su Rousseau potrebbe cambiare le cose? Intanto sulla piattaforma gli iscritti dovranno rivotare per decidere il loro attuale candidato, visto che serve il ballottaggio tra Gian Mario Marcorelli e Andrea Quattrini.
Il tavolo di coalizione tornerà a riunirsi, ma intanto non ci sono state rotture dopo l’accelerazione del Pd e questo è già un successo per Gostoli. Verdi, socialisti, Art. 1, Italia Viva, Diem25, +Europa, Azione, Italia in Comune oltre alla variegata pattuglia dei civici sono ancora aperti al dialogo. Il fattore 5 Stelle è quello che potrebbe destabilizzare gli equilibri e farli pendere verso Longhi, che intanto continua la sua campagna di ascolto dei territori. Anche virtuale. Del resto a lui il digital non lo spaventa, è stato un precursore a Ingegneria, continua a esserlo anche in questa parentesi politica della sua vita. parentesi al momento tonda, ma che può cambiare con un semplice clic in quadra se non addirittura graffa per poter così inglobare tutti. Come del resto vuole provare a fare Mangialardi.
r.vit.