di Raffaele Vitali
LAPEDONA – Avere una visione del futuro è fondamentale. Ancora di più per un imprenditore, anche se il suo business è quanto di più tangibile, come un prodotto agricolo. È il caso della 38enne Isabella Cocci e di suo marito, il 36enne Yuri Marchionni, titolari dell’azienda RasoTerra di Lapedona nel cuore della Valdaso.
Yuri e Isabella, come affrontate il post pandemia?
“Investiamo. Avevamo dei programmi chiari. Siamo partiti 5 anni fa con il progetto di restauro della vecchia scuola di Lapedona, che diventa ScholaBnb. Un percorso che avevano definito e ha solo avuto una pausa di un anno e mezzo. Durante la pandemia il lavoro è cresciuto, a tal punto che abbiamo acquistato un trattore nuovo”.
RasoTerra cosa è oggi?
“Un’azienda agricola con una struttura divisa in due parti: un lato è la nostra casa, l’altro, che erano gli appartamenti delle maestre che abbiamo ristrutturato secondo i principi dell’architettura naturale, diventa il luogo dell’accoglienza. Siamo partiti con un bando del Gal Fermano, che ci ha permesso di dare il là con 25mila euro pre pandemia. Ora abbiamo raccolto le forze e andiamo avanti, moltiplicando le idee, percorso sensoriale incluso”.
Cosa significa architettura naturale?
“Tetto in legno con pannelli in fibra di legno; intonaci in terra e paglia dentro casa; intonaci in bagno con cocciopesto che richiama la tecnica delle cisterne romane e che abbiamo fatto a mano da noi con un artigiano del luogo, pavimenti in legno di rovere. Per le facciate, un restauro usando terre e grassello di calce. Non è usuale e infatti la ditta è arrivata da Modena, dormono e mangiano con noi così abbiamo abbattuto alcune spese. Questo è un edificio del 1956 con primi mattoni industriali. Noi abbiamo voluto riportare a luce l’edificio”.
Come è nato il progetto del B&B?
“Per noi è una esigenza. Ci piace condividere quello che abbiamo sperimentato. In questa anni, anche durante la pandemia, abbiamo aderito al progetto Wwoof (World wide opportunities farm) che è pensato per chi sperimentare la vita in fattoria. Abbiamo ospitato giovani e non, italiani e stranieri, che arrivano e in cambio di vitto e alloggio lavorano la terra per massimo sei ore al giorno”.
Progetti di crescita?
“Chiamiamolo agricoltura e turismo slow. L’idea è di ricreare un percorso esperienziale di vita rurale sostenibile. Dal 30 maggio, appena inauguriamo, sarà possibile. L’ospite può dormire qui, se vuole cenare in maniera fraterna anche. Altrimenti, posto letto e colazione”.
Una scelta che sarà compresa?
Questo luogo deve essere un vero B&B, ovvero la condivisione di una parte di casa. A questo abbineremo i laboratori che permettono davvero di vivere la vita dell’azienda agricola. Se vuoi imparare a conservare i pomodori, lavoriamo insieme per fare la salsa. Chiaramente ad agosto”.
Non verrà meno la vostra privacy?
“Da quando abbiamo inserito i wwoofer, le nostre porte sono aperte. Mangiamo e lavoriamo insieme. per noi, da quando abbiamo rinunciato alle nostre precedenti attività, il terreno e questa casa sono tutto. E lo condividiamo”.
Attività a pagamento, quindi condivisione e business?
“Intercettiamo una fetta di mercato, è chiaro. Ad esempio già ci ha chiamato una ragazza da Milano che vuole portare 50 stranieri a fare il pane. Vedremo, noi abbiamo tre stanze con bagno in camera, poi spazi comuni, cucine incluse dentro e fuori casa. I laboratori saranno diversi: pane e pizza, la giornata del contadino, pomodori e i cinque modi per conservarli, marmellate e succhi di frutta, yoga e pilates con associazioni locali. Fino alla fusione con ossi di seppia e alluminio riciclato insieme con l’orafo Massimo Ripa”.
Il cuore della vostra attività resta sempre il campo, giusto?
“RasoTerra si è consolidata in questi anni. E ora cresciamo grazie a tre ettari di grano. A fine giugno e primi di luglio raccoglieremo il primo raccolto, un mix di grani antichi e grani selezionati. Un nuovo progetto che ha aperto a una collaborazione con La Campofilone di Enzo Rossi. Cercavamo dei terreni, lui li possedeva, ne ho affittato uno e mezzo e in cambio di questo curo la sua programmazione agricola. Quindi sono consulente per la produzione mirata a creare sughi per La Campofilone. Il nostro obiettivo è una produzione interna per poi rivendere la parte in più”.
Voi credete nell’agricoltura bio, nella natura. Si può educare a questi valori?
“Pochi mesi fa è partito un progetto con il comune di Altidona, rivolto alla scuola d’infanzia. Un lavoro stupendo, prossimo mese apriremo l’orto a scuola con il progetto ‘Ti porto nell’orto’. Già due lezioni teoriche, entusiasmo e carica energetica. Prima lezione sula fotosintesi, poi il compost e la cucina, dove abbiamo realizzato dei cracker con gli estratti degli ortaggi, viole con la barbabietola. Chissà, in futuro potrebbe nascere anche una fattoria didattica, ma di fondo lo facciamo nelal scuola e quando vengono in visita”.
Tonando all’agricoltura, aumentati i clienti?
“Sono un centinaio i privati che seriamo settimanalmente. E con loro 5 botteghe e quattro ristoranti. Non ci allargheremo. L’ortaggio richiede tanta manodopera. Questa è la filiera che riusciamo a garantire. Produzione extra solo per la cipolla piatta di Pedaso, circa 60 quintali l’anno. Su questa stiamo sperimentando nuove tecniche di coltivazione. Del resto siamo contadini custodi e presidio Slow food. Da quando è diventata un presidio, la sua richiesta è cresciuta molto”.
Prossime sfide?
“Insieme con Paolo Concetti, fiduciario di Slow Food (nella foto insieme con Yuri e Isabella, ndr), stiamo valutando lo slow travel. Un modo diverso di fare comunità raccontando il territorio con il gesto quotidiano. Qui non si vive qualcosa di finto e simulato, ma la realtà. Vogliamo raccontare la famiglia marchigiana”.