FERMO – Il dottor Lorenzo Morresi è IL dermatologo della provincia di Fermo. Ma non solo, grazie all’attività del piccolo ambulatorio dell’Inrca. “Siamo pronti per l’estate, sempre più casi da controllare e in cui intervenire e un reparto che cresce. il potenziale è enorme” racconta dietro la scrivania dell’ambulatorio alle porte del centro del capoluogo fermano.
Morresi, parliamo di numeri?
“Ho pazienti che arrivano da tutta la regione, Fermo, molti ascolani, maceratesi e pazienti dal nord dell’Abruzzo. Negli ultimi dieci anni ho garantito 30mila prestazioni tramite Cup, tra le 3-4mila all’anno. Di questi una media di 500 pazienti all’anno arrivano poi in Ancona per essere operati”.
Morresi, ma una unità complessa di dermatologia nel Fermano è impossibile averla?
“Nel 2016 la mia tesi del master fu sul decreto Balduzzi e i Lea e prevedeva lo sviluppo della rete clinica di dermatologia nel sud delle Marche. La tesi voleva essere una base progettuale per una crescita della sanità. Un tema che avevo affrontato con l’allora presidente Luca Ceriscioli. Un piano poi finito sul tavolo del direttore dell’Area Vasta 4 Licio Livini che lo aveva condiviso con il collega di Ascoli, Cesare Milani”.
Cosa prevedeva?
“Formare un’unità operativa dipartimentale del sud delle Marche, essendo Fermo e Ascoli sprovviste. In questa parte di regione ci sono solo io con l’Inrca, che ha un percorso integrato insieme con la gastroenterologia di Macarri come consulenza dermatologica preventiva per chi ha malattie infiammatorie. Si parla di 690 pazienti in otto anni. Siamo partiti il giovedì con due slot e visite qui all’Inrca e ora abbiamo numeri in costante crescita. A riprova della necessità di una rete strutturata”.
Lei è da sempre anche un riferimento per la psoriasi. Quale è la situazione?
“Sono 400 i pazienti in follow up Per loro c’è un percorso dedicato in un giorno specifico. Vedo almeno trenta nuovi casi al mese”.
Ha parlato del suo piano con la nuova amministrazione regionale che sembra moto attenta allo sviluppo territoriale, anche ambulatoriale?
“So che sono interessati, il piano lo conoscono. Certo, considerando che ha sei anni andrà rivisto. Io sono sempre a disposizione, sono convinto che sarebbe un valido intervento anche per migliorare le liste di attesa. La mia idea di rete clinica unisce dermatologo, oncologo, gastroenterologo: in fin dei conti, Inrca e Murri sono già un piccolo modello. Andrebbe solo consolidato e resto stabile”.
Con tutti questi pazienti, come si fa a essere visitati da morresi?
“Chiaro che le liste sono piene, ma c’è sempre la garanzia per le urgenze, chi necessita di visite tra i 10 e i 30 giorni”.
Può crescere ancora il suo lavoro?
“Servirebbe un polo della dermatologia, un vero reparto, un potenziamento dell’unità operativa. Devo dire che l’Inrca in questi anni mi ha messo a disposizione la miglior tecnologia, con un progetto integrato con l’Asur tutti ne guadagnerebbero”.
A proposito di tecnologia, ambulatorio piccolo il suo, ma dotato?
“C’è tutto quello che serve e ora è in arrivo un nuovo video dermatoscopio di ultima generazione. È molto utile, serve per aumentare l’accuratezza diagnostica, la sensibilità della diagnosi. L’attenzione della direzione cerco sempre di ripagarla con il servizio”.
Dottore, parliamo di dermatologia. Con il primo sole come bisogna comportarsi?
“Sempre più persone chiedono la visita di controllo dei nei. Giusto fare una prevenzione di questo livello, il melanoma aumenta, più del previsto. Quest’anno ho visto un raddoppio di casi di nei che diventano melanomi. Quindi doppie asportazioni e anche una crescita dell’aggressività. Questo fenomeno va studiato, non basta dire che per la pandemia non si sono controllate le persone. per questo è importante sensibilizzare le persone e poi intervenire”.
Ma la visita dal dermatologo è sempre necessaria?
“Si può fare un auto esame, notare se c’è un cambiamento di un neo o la comparsa di uno nuovo. Poi nel caso sarà il dermatologo a intervenire, magari prima si può chiedere anche un consiglio al medico di famiglia”.
Le persone si controllano da sole?
“Per anni sono andato nelle scuole per alfabetizzare i più piccoli che colgono così l’utilità della prevenzione e diventano supporter all’interno della famiglia, anche all’adulto. Sarei felice di ripartire e ho già avuto i primi contatti con l’Ambito XX. Spero che si apra la collaborazione anche con scuole e comune di Fermo”.
Morresi, ma come regge tutti questi pazienti?
“Sono stanco, ma non ci si può fermare quando si fa il medico. Certo, se arriva qualche rinforzo sono felice. Un dottore in primis, l’infermiere la direzione me l’ha messo a disposizione e già questo ha aiutato molto”.
Raffaele Vitali