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Quattro rettori, due presidenti: le Marche si rilanciano insieme. "Il territorio come valore. Se soffrono le persone non vivono le aziende"

19 Febbraio 2021

FERMO – “La pandemia ci impone di non essere più solo resilienti”. Da qui la squadra creata dalla Camera di Commercio, guidata da Gino Sabatini, per costruire un nuovo modello di sviluppo insieme con le quattro università: “Un modello che mettiamo a disposizione della regione Marche, alla politica spettano le scelte. Non tralasceremo alcun settore”.

Sabatini è un uomo concreto, viene dalle costruzioni, non gli piacciono i sogni, ama toccare e controllare la crescita. E questo approccio è impregnato dentro lo studio, che prevede un percorso di sviluppo controllabile nel suo iter, nessuno vuole sprecare tempo e risorse. “Al centro di questo nuovo modello ipotizzato e della ripartenza ci sono le nuove generazioni. Per questo il piano nasce dall'analisi della componente sociale e delle sue necessità. Si tratta di un approccio nuovo: per la prima volta si scava nel profondo, perché territori, comunità e imprese sono legate da un solido filo rosso: se soffre l'inizio di questo filo, cioè se soffrono le persone, soffre anche la fine del filo, le aziende, di qualsiasi dimensione e tipologia” prosegue il presidente camerale Sabatini.

I RETTORI

Nel dettaglio entra il professor Gregori, rettore della Politecnica: “Dobbiamo eliminare le contrapposizioni tra piccole e grandi imprese, tra internazionalizzazione digitalizzazione, tra costa e aree interne. Per cui cambiamo politiche, creiamo un modello organizzativo che crea collaborazioni”. C’è poi il mondo della sostenibilità, del green, che può tagliare fuori le piccole imprese: “Filiere, clusterizzazione ed ecosistemi devono diventare le parole chiavi. Come biologico e confort abitativo, elementi che possono unire la regione”. C’è poi il nodo demografia: “Dobbiamo attrarre, non solo mantenere i giovani”. C’è poi la questione metodo: “Servono i dati e da quelli muoversi”.

Il rettore dell’Unicam Claudio Pettinari, tocca un aspetto differente: “Dobbiamo investire nell’economia della formazione. La ripresa delle Marche passa attraverso la conoscenza che poi si mette a disposizione della comunità”. Non si può rimandare la sfida con il digitale: “Nuove materie prime, nuovi materiali, anche non presenti in regione, ci servono. Per questo dobbiamo immaginare produzioni sempre più autosufficienti. Il Covid ce lo ha dimostrato: la nostra abilità di creare laboratori per il testaggio delle mascherine è stata una delle nostre sfide vinte. Le imprese hanno saputo cambiare produzioni, dimostrando che possiamo essere in grado di intercettare i bisogni dei territori”.

La voce pacata di Francesco Adornato, università di Macerata, torna sul tema del valore aggiunto “delle quattro università differenti e complementari”. Un valore che non si deve dimenticare, Marche piccole ma vogliose di cultura. “Dobbiamo implementare la collaborazione, servono politiche premiali, o che comunque supportino, percorsi comuni, ad esempio per dottorati. L’umanesimo è tornato protagonista, la persona umana è al centro della digitalizzazione, ricordiamolo sempre”.

Giorgio Calcagnini, rettore dell’Università di Urbino, parte dal titolo: guardare al futuro. “Spesso lo dimentichiamo, siamo inchiodati nel presente. Richiede una capacità di elaborazione importante. rispetto al modello di sviluppo regionale, no organizzato e spontaneo che si avvantaggiava di un ambiente sociale ideale, basto u sistema finanziario orientato a sostenere le Pmi. Il mondo è cambiato negli ultimi 15 anni, incluso il sistema bancario. Seve una collaborazione tra atenei, anche per la ricerca. facciamo uno sforzo di trasferire i risultati della ricerca sul territorio. La regione in questo sarà una guida”. “È importante costruire un osservatorio regionale per avere un database disponibile comune con cui trovare la visione del futuro”.

IL GOVERNATORE

Ascolta con interesse il presidente Francesco Acquaroli, che prosegue nel suo ascolto del sistema imprenditoriale e formativo regionale. Il tempo ci impone di realizzare una visione, no più rinviarla. La visione deve sempre includere. Il lavoro credibile e leale di tutti è alla base della crescita. Isolamento, incapacità di fare sinergia, penetrazione dei mercati internazionali, digitalizzazione e fibra, capacità di saper costruire relazioni e progetti: ecco le nostre sfide”. Acquaroli è convinto di avere intrapreso la strada giusta: “Abbiamo un obiettivo elevatissimo, ambizioso. Ma no potrebbe essere altrimenti, le Marche sono ambiziose. Le imprese vogliono rinascere, le eccellenze vogliono continuare a correre. Trasformiamo un modello vincete, in un altro capaci di continuare a correre. Se il modello non riparte, non ci sarà qualcuno che potrà dire ho vinto”.

IL PIANO DI CARLONI

Mirco Carloni ha in mano il portafoglio che piace alle imprese: “Mai come oggi abbiamo bisogno della sapienza per progettare il futuro della Regione. Calcagnini ha parlato di ‘imprese nato in modo spontaneo e disomogeneo’. È vero, quella differenziazione però oggi è un problema. Dobbiamo necessariamente individuare un futuro dove non è questione di differenze ma di unità di intenti. Il biologico è un elemento di forza del nostro sistema: possiamo essere i migliori, ecco perché credo nel distretto ‘Marche Bio’ che è il più grande del mondo. Valorizziamo insieme le piccole cose eccellenti facendole, insieme, diventare grandi. Impariamo dagli elementi di forza”.

IL NODO FILIERA

Come riuscirci? Gregori non ha dubbi: “Le risorse dovrebbero essere interessanti dal punto di vista dimensionale. C’è un problema di metodo. Noi siamo il primo esempio di filiera e cluster. Il punto però è che siamo in un momento che o cambiamo o il rischio che tra 15 anni qui ci troviamo in un territorio con tante problematiche. Sappiamo che ci sono differenze molto forti a livello territoriale. Aree caratterizzate con forte presenza di lavoro avranno una necessità precisa, in altre conta la tecnologia. Ripartire dalle caratteristiche è fondamentale, il territorio non è un fardello ma una opportunità. I processi di centralizzazione hanno fatto allontanare l’idea di un territorio come fattore competitivo e invece va recuperato. Le diversità rimangono, non ci sarà una azione, non è una nuova ‘cassa del mezzogiorno’ a risolvere le questioni. Servono soluzioni interconnesse e integrate”.

Insieme per spendere anche le tante risorse del Recovery fund. “Se pensiamo alla valorizzazione dee borghi, non lo farai mai senza servizi: sanitari, digitali, ma anche politiche abitative e di lavoro. ecco che la prospettiva è saper incrociare e integrare gli aspetti che invece sono più facili affrontare singolarmente. Ecco perché i modelli organizzativi devono cambiare, integrando gli aspetti diversi” ribadsice Gregori. E aggiunge Acquaroli: “Priorità è il ritardo infrastrutturale, abbiamo collegamenti interrotti con Umbria e Toscana, penso alla Fano Grosseto. Da Civitanova Marche a sud l’assenza di una terza corsia ci spinge con forza verso l’investimento sulla Mezzina che favorirà il calzaturiero e il distretto agroalimentare. E poi la ricostruzione post sisma, ecco il tema della fibra che diventa essenziale. Il territorio va reso competitivo e così la formazione che garantiamo viene davvero valorizzata. E poi avanti con l’aggregazione, che non cancella quello che ognuno è. Smettiamo di inseguire il passato, proiettiamo le nostre capacità nel futuro, come politica ci assumeremo le responsabilità ma lo faremo condividendo scelte per non sprecare le risorse del Recovery, se saremo coinvolti nella gestione” conclude il governatore.

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