FERMO - È un San Francesco diverso. Non quello che siamo abituati ad ammirare in televisione, a leggere tra le incantevoli parole del cantico dei cantici. Pino Quartullo, attore e regista, ha scelto di raccontare l’ultima fase della vita di san Francesco, quando l’uomo d’Assisi sperimenta l’abbandono.
Il ‘Francesco’ più fragile, quello che entra in crisi e va a rifugiarsi in un eremo, con la sua cerchia più intima di frati, molto preoccupati per lui. “E’ il periodo – spiega il regista – in cui cerca di ritrovare il suo rapporto con Dio, lotta con sé stesso, in cerca di un nuovo senso. Per la prima volta mette in dubbio il suo cammino, e anche santa Chiara cerca di aiutarlo”.
La location scelta per lo spettacolo è unica, il sagrato della Cattedrale di Fermo. Domani sera (5 luglio alle 2115), le luci si spegneranno e gli attori in saio lo animeranno con parole, gesti, coinvolgimento, fede e passione. ‘La storia i Francesco’ è il semplice titolo, semplice come il santo. Un appuntamento fortemente voluto dall’Arcidiocesi guidata d Rocco pennacchio.
Per Quartullo una serata speciale, dopo il debutto di queta sera a Roma, perché tra le fila c’è un attore particolare, il presidente del consiglio comunale della città, Francesco Trasatti. Che dopo aver conquistato i palcoscenici di mezza Italia co ‘Pippi Calzelunghe’ prosegue il suo cammino di ritorno al teatro di alta qualità. “Dopo tanto musical non mi dispiaceva tornare a fare qualcosa di più intimo e profondo. Di fatto io in scena, assieme ad altri, sono un "quasi narratore" che accompagna la sviluppo delle vicende di cui Francesco è protagonista. È un testo che – commenta Trasatti - va oltre l’immagine stereotipata dell’uomo felice tra natura e animali, è un rendere evidente l’umanità e la fragilità in cui, al di là della fede, ciascuno di noi si può ritrovare”.
“Il nostro progetto – riprende Quartullo - si inserisce in un momento fortemente significativo per la spiritualità francescana, segnata da una serie di centenari, dalle stimmate al cantico dei cantici per arrivare nel 2026 agli 800 anni dalla morte del santo. Questi anniversari sono un’opportunità per riflettere sull’eredità duratura di san Francesco, e sull’ispirazione che la sua storia ancora offre all’umanità; anche attraverso l’opportunità, offerta dal nostro lavoro, di entrare in contatto con aspetti biografici spesso sconosciuti al grande pubblico, o narrativamente poco affrontati”.
Quartullo ha avuto coraggio, perché non ha scelto teatri o arene come location, ma i monasteri e i luoghi di culto. “Questo – prosegue – non solo aggiunge un elemento di autenticità allo spettacolo, ma contribuisce anche a valorizzare il patrimonio culturale della nazione. La bellezza dei monumenti e la storia intrinseca degli spazi selezionati diventano parte integrante della performance, contribuendo a preservare e celebrare la ricchezza di San Francesco e del suo contesto storico”.
Del resto, per il santo che con la natura parlava, cosa chiedere di meglio? “Gli spettatori non sono semplici osservatori, ma partecipanti attivi che si muovono attraverso la trama, sperimentando la storia di San Francesco in prima persona”.
L’attore e regista si è ispirato al best seller “La Sapienza di un povero” di Èloi (Edouard) Leclerc, frate francescano, scrittore francese scomparso nel 2016 all’età di 95 anni, abile a raccontare quella crisi e l’insaziabile ricerca di risposte che poi san Francesco ritroverà in un commuovente ‘padre’ rivolto al Signore.
Una serata in cui cogliere anche il messaggio rivoluzionario del frate. “La sua visione ecologica lo rende un modello per la cura della Terra e di tutte le sue creature; il suo retaggio di umiltà e amore continua a ispirare le generazioni presenti, rimanendo centrale nell’esperienza umana ancora dopo otto secoli”.
Del resto che l’eredità del patrono d’Italia sia da non disperdere è chiaro a tutti: “Il suo messaggio d’amore, la sua umiltà e i temi legati alla compassione e alla ricerca di significato nella vita, toccano sempre più il cuore di persone di diverse culture e tradizioni religiose; per questo non è difficile riconoscere nelle vicende che accompagnano il santo una vicinanza con temi di attualità aperti a tutti e su cui è necessario oggi più che mai soffermarsi: il suo messaggio di pace e riconciliazione continua a ispirare chiunque si sforzi per risolvere i conflitti globali” è un ulteriore messaggio che Quartullo sposa e che l’arcidiocesi di Fermo veicola al meglio.
A raccontare questa storia ci saranno sette protagonisti: Francesco Tortorella (San Francesco), Roberto Fazioli (fra Tancredi ed il Messo di Satana), Francesco Trasatti (fra Pietro), Massimiliano Viola (fra Leone), Simone Sabìa (fra Rufino), Giorgio Melone (fra Pacifico e il novizio), Rachele Sarti (Santa Chiara).
“Non vi aspettate chissà quali scenografie, è uno spettacolo essenziale, agile. Non mancheranno suggestivi elementi scenici che salteranno le parole, i personaggi anche all’uso di luci e musica. Vogliamo che chi si alzerà alla fine dello spettacolo porti con sé la storia di francesco, ma forse una lezione di vita, un modo per affrontare le nostre debolezze, insicurezze, le nostre indecisioni” conclude il regista.
r.vit.