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Quanti dubbi per i cappellai: poca liquidità e burocrazia. Marzialetti: dateci certezze, noi garantiamo la sicurezza

4 Maggio 2020

MONTAPPONE – Una bella passeggiata in riva al mare, sotto il sole, con un cappello di paglia. Ecco una delle immagini icone dell’estate. Cambierà ai tempi del Coronavirus? Se lo chiedono gli imprenditori del distretto del cappello. “Le aziende si stanno organizzando, totale o parziale riapertura, questione legata anche alla gestione degli ordini ed alle ripercussioni sulle tempistiche delle nostre produzioni relative e conseguenti ai “lockdown” di tutti i vari paesi, oltre all’Italia, che rappresentano oltretutto i maggiori mercati di sbocco a livello mondiale” spiega Paolo Marzialetti, TessilVari.

E per questo oggi non tutte hanno riaperto, anche se alcuni imprenditori sono tornati in azienda dal 20 aprile grazie a una deroga della Prefettura “per organizzare attività conservative e di manutenzione, per la gestione dei pagamenti, per lo svolgimento di attività di pulizia e sanificazione degli ambienti di lavoro, anche con l’acquisto e/o con l’utilizzo di macchine all’ozono, oltre che per la ricezione di beni e forniture o la spedizione verso terzi di merci giacenti in magazzino  già dal mese scorso, per non ritardare ancor più i tempi di consegna ed evitare di incorrere in ulteriori aggravi di costo quali eventuali penali, soprattutto per le merci destinate all’estero”.

Molte imprese hanno anche inserito pannelli in plexiglas per dividere le fasi di lavoro non collegate. E poi igienizzanti, guanti in lattice, tute, mascherine necessarie anche per altre attività propedeutiche alla ripartenza quali le mansioni dedicate allo stile, alla prototipia e alle campionature destinate anche ai marchi del segmento del lusso per mantenere fede agli impegni in preparazione delle prossime collezioni.

“Imprese che ripartono con problemi di liquidità e con le lungaggini burocratiche relative ai finanziamenti che il Governo ha scelto di elargire esclusivamente attraverso le banche, quando invece tutto il sistema delle imprese auspicava un accesso immediato alla liquidità, integrando tali misure con una quota consistente a fondo perduto che dovrebbe supplire a quanto le aziende avranno perso” ribadisce Marzialetti.

L’altra questione rimasta ancora irrisolta è quella legata ai test sierologici necessari allo screening in via preventiva, destinati a tutti coloro che si apprestano a fare ritorno al proprio posto di lavoro, “per i quali ne avevamo auspicato l’inclusione nei relativi protocolli proprio tramite la Regione Marche e le Asur territoriali di riferimento, ma per i quali l’Istituto Superiore di Sanità ha per ora stabilito solo un utilizzo a campione per 150000 persone su tutto il territorio nazionale, dunque rimangono irrisolte  le tempistiche e la scala di riferimento” conclude Marzialetti che chiede regole certe.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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