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Punti vaccini. Aspettando le dosi, il Fermano si organizza: dal PalaSavelli all'ospedale di Amandola

22 Marzo 2021

di Francesca Pasquali
FERMO - Mentre aspetta la pioggia di vaccini attesa per aprile, il Fermano si muove. Ma lo fa, come spesso succede, in ordine sparso. Ufficialmente, dal 7 aprile, la scuola “don Dino Mancini” di Fermo diventerà l’unico punto vaccinale della provincia.

Stamattina, in viale Trento, si lavorava per montare una seconda rampa, per facilitare l’accesso di chi fa fatica a camminare. Dosi permettendo, lì, si potrebbero vaccinare fino a mille persone al giorno. Un numero che oggi sa di utopia, ma che, da qui a qualche settimana, potrebbero essere più reale.

Se le dosi cominceranno ad arrivare in quantità, le vaccinazioni che proseguono a rilento potrebbero sbloccarsi. A quel punto, però, i territori vorranno dire la loro e il Fermano si dividerà. Lo stesso Fermano che, più di un mese fa, non ha preso bene la sortita del sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, che ha blindato la scuola elementare, col “placet” di Regione e Area vasta. Sempre lo stesso Fermano che si è messo in moto.

Ha cominciato Porto Sant’Elpidio. A giorni, il sindaco Nazareno Franchellucci svelerà il suo piano. Un accordo tra Comune e medici di base, in cui il primo metterà a disposizione uno spazio per le vaccinazioni (come già fatto per i tamponi), dove i secondi somministreranno le dosi. Sulla stessa linea Porto San Giorgio che vorrebbe trasformare il Palasport in centro vaccinale.

L’altro ieri c’è stato un incontro tra l’assessore ai Servizi sociali, Francesco Gramegna, i medici di medicina generale Domenico Cognigni, Vincenzo Landro e Gianni Medori e il coordinatore della Protezione civile comunale, Luciano Pazzi. «Abbiamo verificato – fa sapere Gramegna – la possibilità di creare un centro per la vaccinazione. Sono state affrontate questioni prettamente tecniche: dall'allestimento delle varie aree alla definizione di un percorso che i cittadini dovranno seguire all’interno del palazzetto, fino agli accessi al servizio di accoglienza che sarà anche esterno». «I cittadini – aggiunge l'assessore – troveranno spazi per l'attesa distanziata, postazioni informatiche per la raccolta dati e per le inoculazioni. La struttura si presta ottimamente per questa esigenza, è ben servita e con ampie aree per la sosta».

Ma i due Comuni costieri non saranno gli unici a rivendicare un ruolo. Perché i punti vaccinali al momento attivi – Montegranaro, Petritoli e Amandola – di chiudere non ne vogliono proprio sentir parlare. Quello del Comune montano dovrebbe essere smantellato in settimana, ma i sindaci della zona sono sul piede di guerra. Hanno detto chiaramente che la montagna ha bisogno di un centro dedicato, che quello che c’è funziona e che, farsi un’ora di macchina per vaccinarsi, non ha senso, quando puoi farlo mettendoci molto meno.

Stesso discorso per quello di Petritoli, dove domani riprenderanno le vaccinazioni al personale scolastico. E la Valdaso è compatta contro la chiusura. La chiusura di quello di Montegranaro, vuoi per la vicinanza con Fermo, vuoi per la mancanza di un’amministrazione “politica”, sembra destinato a fare meno rumore. Poi c’è il discorso dei medici di base, che oggi hanno cominciato a vaccinare a domicilio gli over 80 non autosufficienti.

Dopo l’accordo raggiunto a fatica con la Regione, sembrano intenzionati a giocare un ruolo cruciale nella partita. Non appena le vaccinazioni si apriranno ad altre categorie, torneranno ad alzare la voce. Perché non tutti sono disposti a usare gli studi per somministrare le dosi. In tanti peroreranno la causa dei centri comunali o intercomunali. Di cui, quello di Fermo, potrebbe essere solo uno dei tanti.

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