di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO – Se Montegranaro è il sistema locale del lavoro peggiore d’Italia a causa del Covid, un motivo c’è: tutto il comparto calzature è precipitato in un burrone da cui sarà difficile risalire con i tacchi a spillo e le suole di cuoio. Ma si sa, sneakers e company non fanno parte del mondo italiano.
L'EXPORT
Nei primi mesi dell’anno, secondo i dati elaborati da confindustria Moda per Assocalzaturifici, è stato un crollo delle esportazioni e dei consumi. A marzo l'export è calato del -33,7% in quantità e del -30% in valore, mentre sul fronte dei consumi si rileva un calo delle vendite nei primi quattro mesi del -29,7% a volume e del -33,7% in termini di spesa.
Per quanto riguarda i flussi commerciali internazionali, sono state esportate nei primi 3 mesi dell’anno 52,7 milioni di paia – operazioni di pura commercializzazione incluse – oltre 9 milioni in meno rispetto a gennaio-marzo 2019, per 2,43 miliardi di euro (pari al -14,7% in volume e al -9,2% in valore).
“Lo sapevamo, i dati confermano le tendenze negative emerse già qualche settimana fa dall'indagine relativa all'impatto dell'emergenza pandemica che abbiamo condotto presso le aziende del comparto in pieno lockdown. Le imprese - spiega Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici - nel primo trimestre mostrano una flessione media del fatturato pari al -38,4% con una perdita complessiva settoriale stimata in 1,7miliardi di euro”.
CASSA INTEGRAZIONE
L’altro dato che allarma è quello della cassa integrazione: nel bimestre aprile-maggio ha segnato un aumento complessivo pari al +2437%, 31,5 milioni di ore autorizzate contro 1,2 milioni dello stesso periodo 2019. In soli due mesi, dunque, quasi il quadruplo delle ore concesse nell'intero anno scorso.
“Una situazione resa critica dal combinato negativo fra l’impossibilità di lavorare durante l'emergenza e la domanda delle famiglie largamente penalizzata dall'interruzione delle vendite fisiche in marzo ed aprile, cui va aggiunta una propensione estremamente cauta della clientela verso gli acquisti” aggiunge Badon.
IL DISTRETTO FERMANO
E le Marche? Le esportazioni calano del 16,1%, ma soprattutto 54 aziende hanno chiuso, con la perdita di 361 posti di lavoro (-1,6%). Ma questo è solo il primo trimestre, “quindi i dati ancora non registrano gli effetti dell'emergenza Covid-19”. A livello di cassa integrazione nei primi cinque mesi è aumentata del 368% raggiungono i 5milioni di ore contro il milione dei primi cinque mesi del 2019.
Soluzioni? Per Badon si trovano dentro il Micam, la fiera organizzata dalla sua associazione: “È fondamentale che Simest possa erogare un finanziamento alle aziende italiane che partecipano a manifestazioni internazionali come il Micam a settembre. È necessario avere una quota a fondo perduto di questo finanziamento. Questa sarebbe l'unica vera soluzione per far ripartire le medio-piccole imprese sui mercati internazionali”.
I MERCATI
Tra i tanti dati negativi di positivo c’è la crescita dell’online: Secondo Sita Ricerca, infatti, le vendite via web del fashion nel primo quadrimestre sarebbero cresciute del +14% in valore, raggiungendo una quota del 23% sul totale spesa, contro il 13,1% del 2019”.
Uno dei grandi problemi del settore calzaturiero, e in particolare del distretto fermano che non a caso è diventato area di crisi complessa, è legato alla tipologia di prodotto. I dati infatti dimostrano che l’export delle scarpe con tomaio in pelle o in tessuto cala del doppio, -17,4%, rispetto al sintetico, -8,6%. Non c’ un mercato che sorride.
Nonostante l’ottimismo di Diego Della Valle, che ha ripreso a correre in Cina, il trimestre orientale si era chiuso con un -23%. A questo si aggiunge un calo in Europa del 12,6, con un -6% dell’importantissima Germania, e del 18% oltre Urali. Due soli Paesi chiudono con il segno più, la Polonia e la Corea del Sud. Troppo poco per ricominciare a correre su tacchi e cuoio.