FERMO – Il processo penale telematico fa acqua. O quantomeno non convince la sua App usata al momento per le archiviazioni. Tanto che “a causa delle criticità, di numerosi malfunzionamenti riscontrate dagli uffici" le Procure di Ascoli Piceno, Fermo e Pesaro ne hanno sospeso l'applicazione che avrebbe dovuto essere esclusiva, ripristinando invece il deposito e la trasmissione analogica, in sostanza cartacea.
La notizia l’ha data il procuratore generale della Corte d'appello di Ancona Roberto Rossi. “Criticità – ha proseguito - si registrano anche ad Ancona ma nel capoluogo la trasmissione digitale con l'app sta continuando, seppure a fatica. L'innovazione dovrebbe semplificare e velocizzare i procedimenti - osserva Rossi - e invece quando va bene le rallenta. Dipende molto dalla capacità informatica degli operatori. È un sistema complesso, ci sono decine di stringhe da riempire, spesso non combaciano e non contemplano alcune fattispecie”.
Problemi da risolvere, nonostante una lunga e poco edificante sperimentazione: “Era andata malissimo, tanto che l'utilizzo era stato limitato alle procedure di archiviazione: c'erano tali e tante criticità e disfunzioni che il sistema è andato avanti con un rallentamento delle procedure. Sarebbe veramente una svolta se funzionasse ma non riusciamo a decollare: quello che funziona, funziona lentamente. Per richieste di archiviazione per cui servirebbero pochi minuti, servono ore: rimangono iscritte troppo a lungo persone per cui è stata chiesta l'archiviazione - lamenta Rossi - e dunque sono procedure non soddisfacenti”.
Da qui l’appello nazionale di Ernesto Carbone, consigliere laico del Csm: “ "Dopo un attento e preciso monitoraggio da parte del Csm siamo arrivati alla conclusione che l'applicativo del ministero della Giustizia per il processo penale telematico non funziona. Ad oggi, quasi 100 tribunali hanno attestato il mal funzionamento e ne hanno sospeso l'utilizzo. L'auspicio è che il ministero possa al più presto recuperare il tempo perso”.