Qualcosa non torna in questi giorni tra il Chienti e l’Aso. La piccola provincia laboriosa, quella dove si trovano scrigni di cultura simbolo di millenni di storia, come le cisterne di Fermo e La Cuma, per non parlare degli angoli d’arte, la casa di Licini e quella del latinista Carboni; quella dove si trova un polmone malaticcio dell’economia regionale, il distretto calzaturiero, a cui si aggiunge quello agroalimentare e perfino tecnologico, con Sigma, Vega e tante altre a brillare anche senza aiuti di Ancona; quella che in pochi chilometri ti permette di passare dal mare ai monti, purtroppo in molto tempo a causa di un sistema viario rimasto fermo come il nome del suo capoluogo. Ebbene, la piccola provincia in questa fase di cambiamento storico, con il centrodestra alla guida della regione, rischia la beffa: l’esclusione dalla Giunta.
Equilibri di potere, giochi di partito e perfino di competenze. Con quale criterio il presidente Acquaroli sceglierà la sua Giunta? Ha sempre detto che il primo criterio sarebbe stata la rappresentanza territoriale: e allora, avendo cinque province e sei posti il problema non si pone. Poi, però è arrivata la bulimia del nord, con Ancona e Macerata che chiedono due assessori, visto che il presidente è del sud, ovvero maceratese. Bene, allora salti il secondo assessore di Macerata, non quello di Fermo.
La piccola e laboriosa provincia ha nei prossimi cinque anni la sua chance di riscatto, di rinascita ma soprattutto di riequilibrio, iniziato con l’ex assessore Cesetti al Bilancio, nelle politiche regionali. Arriveranno risorse, miliardi di euro, dove finiranno lo deciderà la Giunta, il Consiglio verrà ascoltato. E così, non esserci e doversi di nuovo fidare degli altri sarebbe il grande errore.
Quello che dispiace è che i partiti di maggioranza fermani tacciano, non si facciano sentire, non alzino il tiro. “Lavoriamo in silenzio” ribadiscono. Ma intanto il malumore aumenta, il dubbio avanza e il vento del cambiamento soffia dalla parte opposta da chi nel Fermano lo ha seguito a tal punto da fare del Pd il terzo partito. Cosa non avvenuta né ad Ancona, né a Pesaro.
Insomma, presidente Acquaroli, non sbagli il primo passo e confermi quanto promesso incontrando gli imprenditori calzaturieri, passeggiando lungo la costa erosa. La teoria che un assessore non è provinciale ma regionale non regge. È scritto sui manuali, un po’ come che le tasse le pagano tutti, poi si sa come va a finire.