Lungo incontro tra il presidente Luca Ceriscioli e i sindaci fermani: "Né peste, né influenza. Ma serve attenzione".
di Raffaele Vitali
“Siamo verdi o rossi? Noi siamo verdi”. In realtà quello sottolineato da Luca Ceriscioli è il colore legato alla situazione per la classificazione nazionale di allarme da coronavirus, ma è anche un segnale di quel che potrebbe accadere nei prossimi mesi dopo le elezioni, con il centrodestra in vantaggio.
Si doveva parlare di emodinamica e pronto soccorso a Fermo con il presidente e tutti i sindaci, ma il Coronavirus rinvia ancora il futuro del Murri per concentrarsi sul presente. “Noi vogliamo essere fonte certa, noi dobbiamo raccontare la realtà dei fatti” esordisce Paolo Calcinaro aprendo l’assemblea. Ma per farlo servono interlocutori preparati e pronti a dialogare, quelli che il sistema prova a darsi a livello regionale e locale, passando per il famigerato Gores.
Luca Ceriscioli arriva a Fermo, si siede e appoggia sul tavolo una boccetta di Amuchina: “Non blindiamo la realtà, ma riduciamo le possibilità di sviluppo” sono le prime parole. Il presidente torna indietro nel tempo, a domenica, quando ha deciso di varare la prima ordinanza. “L’abbiamo presa dopo il confronto con il Gores e avevamo pensato di tenere le scuole chiuse fino al 4”. È vero che i giovani sono resistenti al virus, ma possono diventare da asintomatici dei portatori di coronavirus dentro le case, tra gli anziani. “E considerando che abbiamo uno studente del lieo Scientifico Marconi di Pesaro positivo, era la scelta più giusta”.
Non piace a nessuno lo scontro istituzionale, lo ribadisce con determinazione Domenico Ciaffaroni, sindaco di Montefortino. “Ma su questo – interviene l’avvocato-assessore Fabrizio Cesetti – bisogna essere chiari: lo scontro lo ha cercato il Governo. Il presidente Ceriscioli ha fatto quello che doveva e solo perché ha più rispetto istituzionale di me, altrimenti avrebbe dovuto subito tirare dritto e non ascoltare il primo ‘no’ del premier”.
Ascoltano i tanti sindaci, loro vorrebbero sapere le cose più semplici, ma per oltre un’ora si vola alto, si parla di ‘pandemia’, di ‘paura’, di ‘protocolli nazionali’. “Io non mi sono fermato alla punta dell’iceberg, il caso di Cattolica, ho guardato a tutto il blocco. E infatti oggi abbiamo cento persone sotto osservazione” riprende il presidente.
Osservazione è una delle parole che ricorre più spesso insieme a ‘misure di contenimento’. Nel significato entra il dottor Ciarrocchi dell’Asur 4: “Abbiamo 5 persone in sorveglianza. Unica misura che possiamo attivare per controllare la pandemia. Noi possiamo rispondere o con il vaccino o con la mitigazione, riducendo la circolazione del virus. Quindi teniamo in isolamento probabili soggetti che possono sviluppare la malattia”.
Ma più continui, più chiudi, più rischi di danneggiare l’economia. “Non c’è alcuna situazione che metta l’economia sopra la salute”. È categorico Ceriscioli: “Non possiamo nascondere quello che accade. Io continuo ad ascoltare gli esperti, chi ha competenza, chi ci spiega cosa fare. Se noi spieghiamo alle persone come è utile fare e muoversi, noi trasmettiamo qualcosa di positivo. Né peste, né influenza”.
Livini riparte dal messaggio cristiano lanciato in questi giorni dai vescovi: “Teniamo la comunità coesa. Chiediamo che ognuno rimanga dentro i percorsi, senza fughe in avanti, anche dei sindaci. Perché poi cresce la confusione”.
La strategia base è evitare che i casi arrivino in ospedale, per questo il contenimento casalingo. “È importante l’autodenuncia se uno è stato nelle zone a rischio, evitiamo la caccia all’untore. Anche se poi se arrivano segnalazioni pressanti poi magari un medico di base a controllare lo mandiamo” precisa la direttrice generale dell’Asur, Nadia Storti.
Torrette e reparto malattie infettive di Fermo sono i due poli sanitari per i casi necessari di coronavirus. “Sono 15 giorni che lavoriamo. Abbiamo un centinaio di soggetti in isolamento domiciliare, alunni presentano sintomi e faremo tampone per avere certezza se necessario. Ma sia chiaro, il sistema sa quando serve il tampone” ribadisce Ciarrocchi mandando un messaggio anche a chi è arrivato a chiamare un avvocato per farsi fare un tampone.
Per chi arriva al Pronto soccorso di Fermo, da inizio settimana ci sarà un prefiltraggio: “Non è che possiamo bloccare l’accesso a chi arriva perché impauriti, ma con questo prefiltraggio, prima della porta scorrevole in una stanza autonoma, in caso di sospetto, evitiamo che vada al triage e nel normale reparto, indirizzandolo su un percorso protetto” spiega il primario facente funzioni Antonio Ciucani che ha come prima sfida “la gestione del personale, che vive in uno stato di grande tensione e che continua a fare al meglio il proprio lavoro”. “Fermiamo le fake news” tuona la dottoressa Calcagni, presidente dell’orine dei medici.
Per questo basta dare le informazioni corrette e possibilmente coerenti evitando di passare dal “tutti abbiamo paura”, al “ma l’influenza fa 7mila morti l’anno e non ci preoccupiamo” per stare a due frasi del primario Giorgio Amadio ai sindaci.
Ora, mentre resta in vigore l’ordinanza che prevede le chiusure fino a domenica, Ceriscioli attende la convocazione da parte del premier Conte che vuole rivedere tutti i presidenti di Regione. Probabile che si andrà, anticipa Ceriscioli, “verso linee guida per azioni graduali: chiusure nelle aree interessate dai casi positivi e via via misure meno contenitive nel resto del territorio”.
Finisce così la lunga mattinata dei sindaci con la consapevolezza di avere numeri verdi a disposizione, “quello nazionale non risponde” ribadiscono compatti, e un interlocutore diretto nella Rigone e nell’Asur, ma anche con la certezza di dover spiegare ai propri cittadini che una febbre non è coronavirus. Fino a prova contraria: I medici di base hanno un questionario da sottoporre a chi li contatta per delineare i casi. Questa è la procedura, il sistema sanitario funziona ed è in grado di rispondere nei tempi e nei modi migliori” concludono compatti i vertici dell’Asur.
@raffaelevitali