di Raffaele Vitali
PORTO SANT’ELPIDIO – Gennaro Sangiuliano e Andrea Giambruno, la strana coppia ha scelto orto Sant’Elpidio per il ritorno alla mondanità dopo le rispettive problematiche personali e professionali. L’occasione non è sfuggita ai media nazionali e così si sono accese le telecamere di Propaganda e Report, ma dichiarazioni non ne hanno rilasciate. Anche se Giambruno, in chiusura, si è fatto scappare un “per te, direttore, stima e bene, umanamente provo una convergenza con te. Ti auguro di trovare la tua serenità”.
Tesi entrambi, dopo aver visitato la mostra ‘Il respiro della terra’ nella limonaia, sono arrivati in grande anticipo e hanno passato più di venti minuti seduti in sala, in silenzio, in attesa delle 17, orario previsto per l‘inizio della presentazione del libro scritto da Sangiuliano su Donald Trump.
La sala di Villa Baruchello fatica un po’ a riempirsi, ma alla fine il colpo d’occhio c’è. “Parliamo di un tema attuale, del presidente Donald Trump, un viaggio nella sua scoperta. Potremo conoscere, capire e comprendere le dinamiche geopolitiche con una chiave di lettura offerta da Sangiuliano che ben conosce la cultura americana” introduce il sindaco Massimiliano Ciarpella.
Non si preoccupa delle telecamere e prosegue: “Un personaggio controcorrente, sui generis che è riuscito nell’impresa di vincere dopo una traversata nel deserto. E sono certo che sarà una opportunità confrontarsi con lui e le sue scelte in politica estera, ambientali ed economiche”.
Inevitabile il saluto di Andrea Putzu, consigliere regionale: “Grazie di cuore all’Amministrazione per avere organizzato questa presentazione. Ascolteremo due giornalisti bravi e preparati”. Si toglie poi un sassolino: “Due consiglieri del Pd hanno votato contro al patrocinio del consiglio regionale (caso sollevato dal consigliere Mangialardi, ndr), a riprova che se si va oltre il pensiero unico non si può partecipare. Ci sono rimasto male, ognuno ha diritto di esprimere il proprio pensiero. Per noi è motivo di orgoglio che siano qui”.
Giambruno si muove molto, si avvicina e allontana dal microfono, quasi non fosse abituato. Poi apre il dialogo. “Parleremo di eventi storici che hanno condizionato la visione globale anche di conflitti internazionali”.
Per parlare di una figura borderline “bisogna partire dal 6 gennaio 2021, dall’assalto a Capitol Hill. Per molti era l’attacco alla democrazia” è lo spunto del giornalista Mediaset.
“In un’epoca in cui l’attenzione al gossip prevale, interrogarsi tra luci e ombre su colui che assumerà decisioni fondamentali per l’umanità, significa fare del giornalismo e rivolgere l’attenzione a problemi concreti e reali”. Torna poi alla domanda: “Le istituzioni nei suoi simboli devono essere sacrali. La folla istigata o autonoma? Non fu una bella pagina. Nel 2017 scrissi la sua biografia, ma non significa condividerne le idee, sia chiaro”.
Sangiuliano era certo della vittoria di Trump: “I giornalisti confondono i loro desideri con la realtà”. Questo è uno dei passaggi molto critici che riserva ai ‘colleghi’. “Vinte le elezioni, ho deciso di aggiungere tre nuovi capitoli al libro scritto, partendo da Capitol Hill all’elezione”.
Come ha fatto a rivincere? È la domanda di Giambruno. “Due livelli, uno politico basato sul tema dell’immigrazione, su quei 7.2 milioni di immigrati illegittimi arrivati sotto Biden; uno legato all’economia, con gli americani che si sono ricordati che nel primo mandato dell’imprenditore il Pil era cresciuto e tanto”. Ma per Sangiuliano il fattore chiave è “l’empatia, il sapersi porre in sintonia con l’elettorato”. E cita due esempi: Trump che frigge le patatine da McDonald’s e quando si è messo a guidare il campion dell’immondizia dopo che “Biden aveva parlato di spazzatura riferendosi agli elettori repubblicani”. Un mix di motivi quindi, linea programmatica coerente ed empatia.
Se Trump volava, la sinistra scendeva: “Parliamo di un Partito Democratico che da rappresentante della classe operaia è diventato il simbolo dell’élite figlia del capitale finanziario” sancisce secco il direttore. Inevitabile parlare del ruolo dell’attentato subito dal nuovo presidente e quel suo ‘fight fight fight’ detto rialzandosi. “Specchio dell’uomo Trump, che non molla nulla. Ha ribaltato poteri forti, ipocrisie, inchieste, inquisizioni. Ha così vinto con 312 elettori, meglio di lui solo Obama e Clinton in epoca recente. Parliamo di un presidente che ha fatto la Walton School, la stessa dell’ex governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Per lui è nota di merito, per Trump non lo diciamo”. ‘Disparità’ sintetizza Giambruno.
Eppure, sostiene il giornalista Mediaset, non viene accettato. Cambierà il corso delle guerre? È la domanda più complicata. “La certezza è che le guerre sono sempre brutte e che quelle che fanno i democratici sono buone e le altre cattive. Poi è evidente che con i democratici le guerre cominciano e con i repubblicano si chiudono. I Dem hanno una visione ideologica, pensiamo alle primavere arabe di Obama che poi si sono chiuse con tragedie. Nel suo discorso della vittoria, Trump ha detto che porrà fine al conflitto in Ucraina e cercherà di risolvere il Medioriente. Ti faccio notare una cosa, nel Michigan, paese con più arabi americani hanno votato per Trump. Anche gli arabi sono convinti che possa agire su Netanyahu. Ora si deve misurare solo con la storia, quindi può agire”.
Non risponde alla domanda sul finanziamento pubblico ai partiti, o meglio si limita a un “elemento di moralizzazione, non ho una idea precisa”. Preferisce restare su Trump: “Ho capito che aveva la vittoria in tasca quando grandi imprenditori americani hanno cominciato a muoversi, quando Bezos ha imposto al Washington Post di non fare dichiarazioni pro Harris e Zuckerberg si è definito non schierato”.
Sul futuro dei rapporti tra Italia e Usa è ottimista: “C’è convergenza ideologica sul conservatorismo. Quindi il rapporto sarà positivo. È la persona giusta, lo diceva anche Prezzolini: ‘I progressisti sono le persone di domani. I conservatori di dopodomani, perché sono chiamati a modernizzare la società salvaguardandone i valori’. Il movimento ‘make America great again’ che ha costruito, la base è il patriottismo, il sentimento attorno a una comune bandiera e l’antitesi rispetto a chi vuole dividere un popolo in una lotta sociale o di classe”.
Per Sangiuliano “La bandiera unisce e non divide". L’unione patriottica come elemento che consente di superare le difficoltà di chi le vive. “Un modello di agire che non piace - ultima stoccata ai colleghi giornalisti del main stream - alla ‘nuova censura’ dei giornalisti poliziotti che si considerano i detentori della verità e non vanno alla ricerca della verità per imporre la loro. Per me ci sono tesi, antitesi e sintesi, il mio è un metodo hegeliano. Dico no all’idea assoluta, noi dobbiamo rappresentare la realtà”.