FERMO – Chi fa da sé, magari con un aiuto, di certo fa prima. È il caso della Polizia di Fermo dove grazie all’azienda Calimar di Falerone il personale ha avuto una mascherina da usare in servizio. non una semplice come tutte le altre, ma addirittura ricambiata con la scritta Polizia, su richiesta del Sap.
“L’emergenza sanitaria nazionale, legata al Coronavirus continua a mettere a dura prova tutti i colleghi impiegati per garantire la sicurezza nella nostra provincia. La Questura di Fermo- ribadisce il segretario Patacconi - sta facendo un eccellente lavoro per dotare tutti i poliziotti che ad essa fanno capo, oltre anche ovviamente a quelli della Polizia Stradale, dei Dispositivi di Protezione Individuale, necessari per proteggersi dal contagio. Proprio per questo, il Sap di Fermo, qualche giorno fa, ha voluto contribuire mettendo a disposizione di tutti i colleghi gel antibatterico per le mani e spray disinfettante per le auto di servizio”.
Ma non solo, visto che i Dpi sono sempre più difficili da reperire, ecco per gli associati la mascherina lavabile e riutilizzabile, assemblata cucendo insieme due tessuti in grado di isolare le vie respiratorie dall’ esterno. Il dispositivo di protezione, “made in Italy”, è stato creato e realizzato artigianalmente, in tempi “record”, dal maglificio “Calimar” di Falerone.
Questo è un aiuto, ma l’importante, ribadisce il Sap, è che le persone stiano a casa, solo in questo modo si potrà tornare al più presto alla normalità. “A tutta la popolazione, chiediamo inoltre di non dimenticarsi mai di darci sostegno e supporto morale, anche con piccole dimostrazioni di affetto”. Nel mentre a livello regionale, la federazione Sindacale di Polizia lamenta ritardi “dopo le rassicuranti parole con cui il governatore Luca Ceriscioli assicurava che gli appartenenti alle forze dell'ordine sarebbero stati i primi destinatari unitamente al personale sanitario dei tamponi preventivi. Ma nulla è stato fatto a distanza di dieci giorni” ribadisce Manrico Martini che aggiunge: “Anche le nostre famiglie hanno diritto alla tutela della salute, ogni giorno il personale in divisa per adempiere al proprio dovere è sottoposto a un elevato rischio di contagio che potrebbe poi estendere anche nell'ambito familiare sottoponendo a questi rischi figli, genitori, nonni e conviventi”.