Parlare e andarsene, intervenire e poi cambiare sala. Un classico. Non c’è notizia quando un politico, che sia un sindaco o un parlamentare, abbandona in anticipo un convegno, un appuntamento, un’iniziativa. A meno che non l’abbia organizzata lui. E non sempre basta.
Fa rumore quando dall’altra parte ci sono imprenditori e non comuni cittadini o semplici giornalisti. Fa rumore perché l’imprenditore si arrabbia. Lui, per partecipare a un evento lascia l’azienda e toglie tempo al lavoro dandolo all’impegno comune, perdendo proprie risorse. Il politico, in primis il parlamentare, il suo tempo ce l’ha pagato a prescindere.
Ecco, questo fa infuriare le persone e genera populismo: il fingersi partecipe di un problema da parte di chi dovrebbe invece trovare soluzioni. Ma per trovare soluzioni bisogna conoscere e per conoscere bisogna studiare. O almeno leggere e ascoltare.
Questo non avviene a Fermo come a Pesaro, a Bologna come, purtroppo spesso, a Roma. È inutile quindi organizzare qualcosa con i politici? No, sono fondamentali per il sistema e spesso anche un valore aggiunto. Ma non va dimenticato che il politico ha una capacità di attenzione di qualche minuto, poi già pensa a qualcos’altro. E non per forza questo è un male.
Di fronte a questa realtà, bisogna imparare a essere diretti, concentrati e chiari. Vale per gli imprenditori, vale per i cittadini: poche chiacchiere, messaggi semplici. Al tempo dei social, dove la lobotomia irrompe in ogni età, non si può immaginare che tutti siano De Gasperi e abbiano la capacità di concentrazione di Paolo Mieli. Altrimenti anche chi chiede, magari impegno per il riconoscimento del made in Italy, diventa complice dell’inazione di chi deve dare.
* direttore www.laprovinciadifermo.com - presidente Cronisti Marche - @raffaelevitali - facebook/raffaelevitali