di Raffaele Vitali
FERMO - La porta resta aperta, ma le aule sono vuote. La sede di Fermo dell’Università Politecnica è di nuovo silente. M tecnologicamente attiva. Preside della facoltà di ingegneria, da pochi giorni al posto del pro rettore Marco D’Orazio, è il professor Maurizio Bevilacqua, per lunghi anni responsabile della sede di Fermo.
Professor Bevilacqua, come sta affrontando l’università questa fase pandemica?
“Da settembre era ripresa l’attività in presenza per la Politecnica a Fermo. Esami in presenza e attività didattica, partita il 21 ottobre. E siamo andati avanti fino al termine di ottobre in modalità mista”.
Cosa significa?
“Un corso che prevede 6 ore settimanali vedeva il docente in aula per due ore e le altre quattro a distanza. Con la possibilità di accedere dalla sede o da remoto, a seconda delle richieste, prenotando i posti”.
E ora?
“L’evoluzione della pandemia ha portato il presidente Acquaroli a obbligare che l’attività didattica per le Università fosse svolta al 100% in remoto. E quindi ci siamo adeguati. È arrivato il decreto del rettore, che a partire da oggi ogni lezione si volge esclusivamente in modalità a distanza, rispettando il calendario stabilito e rispettando gli studenti con disabilità che necessitano dell’aula. E questo comprende anche gli esami”.
Come funzionava la lezione mista a Fermo?
“Su quaranta alunni del mio corso ne avevano in presenza una decina”.
Secondo lei perché?
“Immagino che studenti fuori sede abbiano preferito operare da remoto. È quello che avrei consigliato a mio figlio. Studenti per i quali la mobilità non era così difficoltosa hanno frequentato le lezioni. Lunedì avevano un paio di ragazze di Ascoli. Siccome le elezioni sono anche registrate e messe sulle piattaforme, possono poi rivederle e questo stimola a non arrivare in presenza”.
Dove è la criticità?
“Sul trasporto. Per gli affitti universitari, ma non ho dati, chiaro che ci sarà stato il calo”.
Immatricolazioni?
“Stavano andando bene. Per il percorso magistrale c’è stato anche un incremento. E i numeri sono in divenire. Pensiamo che l’anno scorso c’erano state 145 immatricolazioni”.
L’università ha investito in sicurezza, non si poteva evitare il blocco?
“Per l’ateneo la scelta era chiara, con una doppia modalità. Non avremmo mai cambiato, ma non abbiamo deciso noi, ci hanno fatto stringere. Noi dobbiamo prendere atto della decisione”.
Contagi interni?
“Nessuno. Ogni attività all’interno è sicura. Sono a conoscenza di un caso di uno studente positivo, non a Fermo, ma era una persona. Per cui le modalità con cui gli studenti accedono alle aule, al plesso dell’ateneo, sono efficaci. Dal controllo della temperatura alla prenotazione dei posti, la sanificazione delle mani, l’uso delle mascherine all’interno, l’ateneo ha fatto quello che poteva”.
Ci crede nella didattica a distanza?
“Senza dubbio. Ormai è un obbligo. Auspicandone la temporaneità, abbiamo però l’esperienza positiva del secondo ciclo dell’ultimo anno accademico. Studenti e docenti si sono adeguati, a livello di professori parliamo del 100%. E parliamo di una montagna da scalare per il sistema universitario. Il nostro lavoro è trasmettere competenze e conoscenze, poi la presenza in aula crea un rapporto diverso anche a livello di socialità, apre alla conoscenza diretta, soprattutto se hai corsi con meno studenti. Ma anche gli esiti degli esami dimostrano che la lezione virtuale non è fallimentare”.
In sede a Fermo ora che succede?
“Restano aperte, non si può entrare per attività didattica ma si possono usare gli spazi”.
Da ingegnere cosa pensa di Immuni?
“Ha avuto qualche problema e non da troppi è stata scaricata. Un tentativo, ma non aggiungo altro se non che tutto quello che serve per uscire da questa situazione sia il benvenuto, però ricordiamo che bisogna partire dalla responsabilità personale”.
Le imprese hanno sempre più paura, pensano a licenziare. Lei suggerirebbe invece di assumere?
“Il gestionale è una figura di sistema, ha una visione a 360 gradi, che si parli di calzature o servizi. Una figura che consiglio. Se c’è necessità di crescere, di riorganizzare, di migliorare i prodotti e servizi, l’ingegnere diventa decisivo per le aziende. Lo dicono anche i numeri, chi si laurea dopo la magistrale ha un posto”.