di Francesca Pasquali
FERMO - Riapertura in sordina per i ristoranti del centro. Con poca gente ai tavoli di quelli che oggi hanno riacceso i fornelli.
Il tempo uggioso non ha aiutato. Il lunedì, già “fiacco” di suo, neppure. Il pranzo per forza all’aperto ci ha messo il carico. Pochi clienti, quindi, ma quei pochi tutti contenti di aver riconquistato un pezzetto di normalità.
Così c’è chi ha approfittato del primo giorno “giallo” per festeggiare l’anniversario di matrimonio e chi per una pausa pranzo lontano dall’ufficio. Facce rilassate e calici in aria. Tra i tavoli, si parla di riaperture, di sale vuote e di un coprifuoco da digerire sempre più a fatica. «Non invoglia a uscire per cena e neppure le temperature. È un peccato», dice un ragazzo seduto a un tavolino della Locanda del Palio. Di fianco, su un altro tavolino pranzano due sue amiche. «Non si può parlare di normalità. Basta vedere come siamo seduti», aggiunge il giovane.
«Li hanno fatti mettere in regola col plexiglass e tutto il resto, per poi dire che non bastava», puntualizza una donna a pranzo sulla terrazza del Gran Caffè Belli. A tavola sono in cinque e discutono delle «riaperture a metà». «Far lavorare solo chi ha uno spazio all’aperto è scorretto. Crea un tutto contro tutti che non aiuta nessuno», aggiunge un’altra donna.
Si brinda da Emilio. «Ci mancava davvero mangiare fuori. Anche il fatto di uscire dal Comune dove viviamo per andare al ristorante è una piccola conquista», dice una coppia. Stessa cosa a Porrto Sant’Elpidio, dove sono arrivate anche persone dall’Umbria.
E si brinda sotto il loggiato di San Rocco, dove due giovani festeggiano l’anniversario di matrimonio. «Abbiamo approfittato di questa giornata. Non è la prima volta che chiudono i ristoranti – spiegano –, ma, ogni volta, ci rendiamo conto di quanto ci mancano. È una di quelle cose che dai per scontate e ti accorgi che sono importanti solo quando non puoi più farle. Speriamo che stavolta le riaperture durino».
Il pranzo fuori, mamma e figlia sedute nel giardinetto di Capolinea non l’avevano programmato. La figlia di lavoro gestisce un bar e di aperture e chiusure non ne può più. «Se continua così, in tanti rischiamo di chiudere», ammette. «Ma oggi non voglio pensarci. Voglio godermi questo momento», aggiunge.
Come gli altri che, per pranzare, hanno scelto un locale del centro. Diverso il discorso per le cene. Di prenotazioni, dicono i ristoratori, non ce ne sono. Parecchi, almeno per adesso, durante la settimana, resteranno aperti solo a pranzo. L’inviso coprifuoco spegne la voglia di cenare fuori. E gli aperitivi, sempre più apericena, si candidano a degni sostituti, almeno per un altro mesetto.