di Raffaele Vitali
BOLOGNA – Gli applausi fanno sempre piacere, ma la vittoria sarebbe stata meglio (82-76). La Vuelle Pesaro ci ha provato, ha fatto faticare la Virtus, reduce dalla lunga festa post vittoria in Eurocup. Il problema è che ogni sforzo della Carpegna Prosciutto viene cancellato dai bolognesi in 60 secondi. Tanto basta in media a Scariolo per scatenare il potenziale offensivo dei suoi e piazzare break taglia gambe.
Una partita che Pesaro interpreta bene. Il piano è chiaro: attaccare velocemente, possibilmente entro i primi dieci secondi per evitare di far schierare i bianconeri. Perché una volta che la difesa è pronta, entrare in area o superare uno degli esterni in palleggio, è quasi impossibile. Sono grossi i bianconeri, tutti, Pajola incluso che riesce ad annebbiare Moretti.
Non subisce nel gioco la Vuelle e dire che la Virtus campione d’Europa ha chiuso al primo posto la stagione e inizia i playoff da favorita. Merito di un roster infinito in cui nessuno si accorge quando manca un giocatore, anche se si chiama Teodosic, come avvenuto contro Pesaro.
La verità è che se si stanca un titolare, dalla panchina si alzano: Belinelli, Sampson, Hackett, Mannion, Alibegovic. Praticamente un quintetto per ogni altra squadra del campionato, Armani esclusa. Eppure, la mano di Zanotti, vedi la tripla per il 65-62 a sei minuti dalla fine, vale tanto quanto i canestri di puro talento del numero 3 tornato dalla Nba per vincere nella sua Bologna.
Lo spicchio biancorosso dentro la Unipol Arena è il valore aggiunto. i tifosi hanno superato anche infinite code e un motore in fiamme, quello di uno dei pullman. Al palazzo ci sono arrivati e hanno messo linfa dentro le gambe stanche di capitan Delfino, che ha quasi sempre colpito il primo ferro. Tolta una bella tripla e un assist alla Teodosic ha prodotto poco. Ma siccome è sempre il più forte, solo l’averlo in campo tiene gli avversari concentrati e quindi li costringe a lasciare magari un metro di spazio a un compagno.
È così che la Carpegna Prosciutto resta in partita, ma è con quei famosi 60 secondi che ogni tanto la Virtus gioca alla perfezione, che la partita non cambia il padrone annunciato. Vince quindi gara 1 la Virtus, vince con una staffetta di muscolosi centri fatti ruotare contro l’indomito Jones, uno che non ha problemi nel corpo a corpo, ma soprattutto si esalta se viene sfidato a livello fisico.
La partita finisce con la tripla sbagliata dall’angolo da Delfino, seguita da un facile contropiede chiuso con un appoggio di Alibegovic. Anche se in realtà, la Virtus si complica la vita con un paio di dormite difensive che danno a Moretti e Sanford la possibilità di ricucire (75-72) prima che Lamb concluda con un nuovo errore la sua partita offensivamente molto complicata.
I due allenatori hanno ruotato tutti gli uomini disponibili, Demetrio incluso, e non stupisce, visto che Banchi e Scariolo sono due che i playoff li conoscono bene. Anche se, incredibile a dirsi, uno degli allenatori più blasonati e vincenti a livello internazionale, ovvero Scariolo, lo scudetto lo ha vinto solo 30 anni fa con quella che al tempo era la Scavolini di cosa e Magnifico, oggi purtroppo in giacca e cravatta.
Si torna in campo tra due giorni, giusto il tempo di rigenerare i muscoli, cosa che vale ance per la Virtus che durante il match, nel momento migliore, ha perso Shengelia che ha girato la caviglia ed è stato risparmiato. Se c’è una cosa su cui dovrà lavorare Banchi è l’approccio, troppi i 24 punti subiti nel primo quarto, e la marcatura di Weems.