FERMO – Pochi? Le idee non si valutano contando le teste, ma i contenuti. Forti di questo principio, i giovani del Partito Comunista di Fermo, con qualche aggiunta regionale, hanno organizzato un presidio davanti all’ingresso dell’ospedale Murri. Il motivo è semplice: denunciare lo stato di salute della sanità pubblica, peggiorato per colpa di politiche europee, nazionali e regionali penalizzanti.
“E questo si ripercuote su tutto. A cominciare dalle persone” sottolinea Federico Biondini, giovane medico psichiatra del Murri prendendo la parola. “Le conseguenze dei lockdown, legati ai momenti più pensati anche per la sanità, si vedono poco dopo. Penso all’anno scorso. Maggio e giugno sono stati mesi difficili con un raddoppio dei Tso. E questo perché non siamo stati in grado di anticipare il problema. E così oggi, con un aumento delle consulenze”.
Questo è uno dei possibili esempi a cui si sommano la carenza dei posti letto, dovuta a politiche di taglio continue per rispettare i budget, e di personale, “con i colleghi di Rianimazione e Pronto soccorso da mesi sotto stress continuo” prosegue.
Il punto è uno: “Non possiamo continuare così, privatizzando servizi anche fondamentali. ognuno qui sta dando più di quel che dovrebbe. Ogni lavoratore del sistema sanitario, da chi fa le pulizie al dirigente, ha bisogno di efficienza: per questo dobbiamo muoverci insieme, chiedendo tutti insieme di fermare i tagli ai budget. Nulla contro l’Asur, anzi, qui siamo tutti parte della stessa impegnativa partita”.
Con il dottore, c’è il segretario provinciale dei Comunisti, Filippo Pannelli e altri sette compagni: “Se non capiamo tutti che la sanità deve essere pubblica per davvero, è dura. I problemi che si vicino dentro gli ospedali si ripercuotono poi sul resto della società. In particolare sulle piccole aziende, schiacciate da una crisi senza pari. Per cui ripartiamo da quel 2010, quando la sanità nelle Marche era tra le migliori d’Italia prima che si decidesse di tagliare servizi, senza risparmiare, ma solo appaltando prevenzione, analisi, lungodegenza e riabilitazione al privato”.
I volantini da consegnare sono ormai finiti, il presidio si scioglie e la polizia di supporto può andarsene. Ma prima un ultimo messaggio dallo psichiatra: “Mettiamo da parte visioni di comodo, non facciamo la guerra tra noi che lavoriamo dentro la sanità: il sistema sanitario siamo tutti noi e fino aa che resterà pubblico e finanziato sarà efficiente. Ma per migliorarlo dobbiamo lavorare dall’interno, insieme, dal direttore all’ultimo dei dipendenti”.
r.vit.