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Più avvocati che artigiani: caccia a fabbri e idraulici. "Il saper fare ci serve". Moda, più aggregazioni. Cresce il settore benessere

17 Agosto 2024

di Raffaele Vitali

FERMO – ‘Houston, abbiamo un problema’. È proprio il caso di dirlo. Continua a scendere il numero complessivo degli artigiani in Italia. Ma chi sono? Quelle persone che in qualità di titolari, soci o collaboratori familiari, svolgono un'attività lavorativa prevalentemente manuale. Pertanto, per poter contare sulla copertura previdenziale devono iscriversi nella gestione artigiani dell'Inps.

I numeri fotografano il crollo, non si può parlare di calo. Se nel 2012 erano poco meno di 1.867.000 unità, nel 2023 si è toccata quota 1.457.000, con 73mila in meno nell'ultimo anno stando all’elaborazione della Cgia di Mestre.

“Abbiamo assistito a una caduta verticale che si è interrotta solo nell'anno post Covid (+2.325 tra il 2021 e il 2020). Se questa tendenza non sarà invertita stabilmente, non è da escludere che entro una decina d'anni sarà molto difficile trovare un idraulico, un fabbro, un elettricista o un serramentista in grado di eseguire un intervento di riparazione/manutenzione presso la nostra abitazione o nel luogo dove lavoriamo".

Una situazione che ben conoscono le Marche. “In tutto il Paese – ribadisce la Cgia - si fatica a reperire nel mercato del lavoro giovani disposti a fare gli autisti, gli autoriparatori, i sarti, i pasticceri, i fornai, i parrucchieri, le estetiste, gli idraulici, gli elettricisti, i manutentori delle caldaie, i tornitori, i fresatori, i verniciatori e i batti-lamiera. Senza contare che nel mondo dell'edilizia è sempre più difficile reperire carpentieri, posatori e lattonieri. Più in generale, comunque, l'artigiano di domani sarà colui che vincerà la sfida della tecnologia per rilanciare anche i vecchi saperi”.

Su un punto sono tutti convinti, ma va fatto  comprendere al meglio ai giovani: “Alla base di tutto, comunque, rimarrà il saper fare che è il vero motore della nostra eccellenza manifatturiera". Tornando ai numeri, va comunque segnalato che questa riduzione in parte è anche riconducibile al processo di aggregazione/acquisizione che ha interessato alcuni settori dopo le grandi crisi 2008/2009, 2012/2013 e 2020/2021.  

La platea degli artigiani si è dunque ristretta ma ha contribuito positivamente ad aumentare la dimensione media delle imprese, in particolare del trasporto merci, del metalmeccanico, degli installatori impianti e della moda, settore quest’ultimo particolarmente colpito dalla crisi.

Tra il 2012 e il 2023 è stata Vercelli la provincia ad aver registrato la variazione negativa più elevata d'Italia, con il -32,7%. Seguono Rovigo con -31%, Lucca con -30,8% e Teramo con -30,6%. Per quanto riguarda le regioni, infine, le flessioni più marcate in termini percentuali hanno interessato l'Abruzzo con il -29,2%, le Marche con -26,3% e Piemonte con -25,8%.

Secondo l'ufficio studi, le cause delle chiusure vanno ricercate nell'invecchiamento progressivo della popolazione artigiana, provocato in particolar modo anche da un insufficiente ricambio generazionale, nella feroce concorrenza esercitata dalla grande distribuzione e in questi ultimi anni anche dal commercio elettronico, nel boom del costo degli affitti e delle tasse nazionali/locali che hanno costretto molti artigiani a gettare la spugna.

C’è poi il ruolo ‘attivo’ dei consumatori: “In questi ultimi dieci anni – ribadisce la Cgia - hanno cambiato radicalmente il modo di fare gli acquisti, sposando la cultura dell'usa e getta, preferendo il prodotto fatto in serie e consegnato a domicilio. La calzatura, il vestito o il mobile fatto su misura sono ormai un vecchio ricordo; il prodotto realizzato a mano è stato scalzato dall'acquisto scelto sul catalogo on line o preso dallo scaffale di un grande magazzino".

C’è anche un artigiano che funziona. I settori del benessere e dell'informatica presentano dati in controtendenza. Nel primo, ad esempio, si continua a registrare un costante aumento degli acconciatori, degli estetisti e dei tatuatori. Nel secondo, invece, sono in decisa espansione i sistemisti, gli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media.

“Va altrettanto bene anche il comparto dell'alimentare, con risultati significativamente positivi per le gelaterie, le gastronomie, le lavanderie a gettone e le pizzerie per asporto, in particolare nelle città ad alta vocazione turistica” conclude la Cgia di Mestre (foto urbanpost.it).

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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