di Raffaele Vitali
FIRENZE – “Ripartenza”. Ecco cosa rappresenta il salone del Pitti a Firenze. La prima vera fiera in presenza dopo un anno e mezzo di pandemia. “Il 100 è un numero forte, significativo, tondo e promettente. È sicuramente un traguardo ma, se letto al contrario 001, diviene il simbolo di un nuovo inizio” commenta Agostino Poletto, direttore generale di Pitti Immagine.
Varcare il cancello della Fortezza Da Basso fa bene, a tutti. Gli espositori sono carichi, i buyer desiderosi di ammirare collezioni, i giornalisti di raccontare. C’è fibrillazione nel grande cortile, ma colpisce anche il silenzio e il minor impatto scenico del salone. Non potrebbe essere diversamente, c’è voglia di normalità, ma per conquistarla serve tempo. Si entra solo con tampone molecolare o vaccinazione fatta, un braccialetto identifica anche il metodo scelto.
Gli espositori sono circa 400, un terzo delle edizioni pre pandemia. Ma non importa, chi c’è ha un solo obiettivo: vivere al meglio la tre giorni di moda. Ripartenza significa novità. Gli espositori fermani sono sette, poi c’è lei, Salina Ferretti, che ha il suo regno a Civitanova Marche e che di Assocalzaturifici è vicepresidente, e che al Pitti è arrivata con più marchi.
A colpire è Naturino, che fa parte di Pitti Bimbo, quest’anno inserito all’interno del Pitti Uomo, e che presenta una nuova collezione realizzata insieme a Cuoio di Toscana. Il colosso delle pelli, che unisce sette concerie, 300 dipendenti e 150milioni di fatturato, ha puntato sull’azienda marchigiana per realizzare una nuova linea di scarpe e sandalini di cuoio.
Una scommessa per tutti, ma anche una strategia che si consolida. “Il Pitti ci ha contattato, colpiti dalla nostra precedente collezione Green 4.0 che ha introdotto sostenibilità e materiali organici nel mondo del bambino. Ci hanno chiesto se fossimo interessati alla collaborazione con Cuoio di Toscana e abbiamo subito detto sì”.
La sfida è nel far tornare le famiglie a comprare scarpe di qualità, che appunto usano il cuoio. Il presidente del consorzio conciario, Antonio Quirici, non ha alcun dubbio sul risultato: “Suola e soletta in cuoio, un materiale poco usato nel bambino. Mentre l’uomo non l’ha mai abbandonato. Il ritorno alla qualità è evidente, il mercato è pronto. Certo, bisogna puntare molto sulla comunicazione, serve una vera campagna educativa per far comprendere che cuoio, come pelle, significa salute e natura. Spazi sui giornali, sul web e presto in tv faranno capire alla massa il valore del nostro cuoio che viene usato in ogni distretto del mondo. Poi serve lo stile e noi abbiamo creduto in naturino”.
Il prezzo è importante di una scarpa di questo tipo, ma il risultato al piede del bambino non ha eguali. “La prossima sfida – riprende Quirici - è lavorare sul lato salute, legandoci ai podologi. Stiamo strutturando una collaborazione, perché unire postura ed eleganza è la chiave”.
Ascolta Salina Ferretti, l’imprenditrice che cerca sempre di anticipare i tempi. La linea Green 4.0 sta dando grandi soddisfazioni: Abbiamo anche una collezione vegana, un mercato in rapida crescita. Organico e sostenibile sono due parole che ormai non possono mancare nella produzione. A questo abbiniamo anche tessuti in mais e cactus, oltre a pelli conciate senza chimica. Il cuoio aggiunge ulteriore fascino ed è parte di un percorso fatto di innovazione e stile”.
Il bambino dal Pitti manda quindi un segnale: vendere di può. “Il mercato durante il lockdown ha retto meglio di altri. Perché i genitori - conclude Salina Ferretti, ad di Falc - hanno smesso di comprare scarpe, ma i piedi dei figli continuavano a crescere. Riuscire però a far emergere la qualità in mezzo a un mondo dominato dai colori e dai prodotti low cost è una continua sfida. Come azienda investiamo molto sui social, non se ne può più fare a meno”.