di Raffaele Vitali
FIRENZE – Piquadro, l’azienda resa famosa da zaini e borse, cresce trimestre dopo trimestre e archivia il periodo ottobre-dicembre 2021 con un incremento del fatturato del 36,4% e ricavi complessivi per 45,7 milioni. Gli incrementi riguardano tutti i marchi che fanno capo al gruppo bolognese della pelletteria di lusso: Piquadro (+51,7%), The Bridge (+28,8%) e Maison Lancel (+28,8%) e riguardano tutti i canali di vendita, dai negozi a marchio fino all'e-commerce.
Marco Palmieri, amministratore delegato di Piquadro, al Pitti di luglio lei parlò della volontà di produrre scarpe ed era in cerca di un partner. Dove lo ha trovato?
“Abbiamo scelto Acbc, società leader nella produzione di scarpe ecosostenibili. Rientra perfettamente nel nostro percorso, che ci ha portato a usare il 64% di pelle certificata, quindi meno impattanti”.
Ha scelto una sneakers come modello come mai?
“Perché viviamo in un’era sempre più fluida e dinamica che corre insieme ala fluidità del lavoro. Pensiamo a free lance e smart working, oltre a strategie legate s valori ben precisi. Un mondo come questo non può che impattare sugli accessori, c’è più attenzione al tempo libero, o meglio al tempo da dedicare a se stessi oltre a quello che spendiamo per lavorare, magari arrivando in ufficio in bici”.
Come cambiano gli zaini Piquadro?
“Esco di casa con le sneakers e in una tasca riservata tengo i mocassini, che poi mi metto prima di entrare in ufficio. Oppure pensiamo allo zaino con sacche dedicate per inserire una maglietta sudata o un pantaloncino dopo essere stati in palestra. Oppure, per chi ama fare trekking, la necessità di una borsa impermeabile. Ormai non ha senso parlare di zaino da lavoro e da tempo libero, per cui con i nuovi modelli rispondiamo a questa esigenza. Il lavoro è sempre più multidisciplinare, così l’accessorio”.
Lei gestisce tre brand: Lancel, the Bridge e Piquadro. Quali differenze?
“Intanto c’è un punto in comune: tutti e tre crescono. Sono molto contento perché Lancel si è dimostrata una operazione vincente. Era molto difficile, abbiamo preso un brand in difficoltà, perdeva decine di milioni, e l’abbiamo fatto tornare in utile. E ben va The Bridge. Per Piquadro siamo al centro di una evoluzione continua”.
Piquadro è il vostro biglietto tra i giovani?
“Di certo stiamo abbassando l’età dei clienti. Ma in realtà è trasversale”.
Quali obiettivi si è dato?
“Il 2022 è tutto da scoprire, vedremo da aprile. Ma l’anno fiscale intanto lo chiuderemo con un utile lordo tra gli 8 e i 10 e un fatturato intorno ai 150 milioni. Una crescita segnata da un ottimo terzo trimestre, +33% rispetto al 2020 e +3% sul 2019”.
Palmieri, produzione sempre più italiana?
“Lancel e The Bridge nascono e si sviluppano completamente in Italia. Piquadro per metà in Asia e metà i Italia, dove produciamo i prodotti in pelle più semplici. Ma c’è la volontà di aumentare la quota, l’obiettivo reshoring ce l’abbiamo ma bisogna superare tanti problemi, anche di formazione”:
Difficile trovare manodopera?
“Mancano figure. Noi in azienda abbiamo avviato dei progetti di carriera, proprio per non perdere competenze. Chi entra sa che con noi ha garantito un percorso di formazione e di retribuzione in continua crescita. E più rimane e più guadagna. È un modo per tenere con noi chi formiamo e si dimostra fondamentale”.
Palmieri, nuove acquisizioni in vista?
“In questo momento il mercato ha prezzi troppo alti. Vedremo. Gli occhi sono sempre aperti”.
@raffaelevitali