di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO/FIRENZE – La fiera di Riva del Garda è stata un successo, target di calzature e moda medio bassa. Il Pitti, livello alto, è un piccolo trionfo che fa ben sperare in vista di settembre, quando il Micam tornerà a pieno regime. Ne sono convinti tutti, in primis i vertici di Assocalzaturifici (Sartor, Scarparo e Borghini) che hanno visitato il Pitti, sia per osservare l’organizzazione, sia per incontrare i tanti calzaturieri presenti. Perché Pitti Uomo è la fiera del total look.
Il successo è nelle reazioni degli espositori e nei numeri. A poche ore dalla chiusura, sono oltre 9mila le presenze registrate, con previsione finale superiore agli 11mila visitatori, il 40% esteri. “Lo scorso giugno avevamo appena riaperto, con 300 coraggiosi espositori - dice l'ad di Pitti Raffaello Napoleone - mentre adesso in Fortezza ci sono quasi settecento collezioni. 3500 persone dall’estero sono un grande segnale, considerando i 70 Paesi di provenienza”.
Chiaro che rispetto al 2021 l’aumento sia enorme, raggiunge il 125% per gli italiani, il 340% sugli stranieri. “E non è soltanto una questione di numeri: la qualità è alta, ci sono i migliori, motivati e intenzionati a far tornare i clienti nei loro negozi e department store”. I 10 mercati esteri più presenti sono: Germania, Olanda, Gran Bretagna, Stati Uniti, Spagna, Turchia, Francia, Svizzera, Belgio, Austria.
Non c’è la Russia nell’elenco dell’Ad del Pitti. Ma la Russia si è sentita eccome. La conferma arriva da Arturo Venanzi. “I russi un rimedio lo trovano sempre. Per fortuna. Che sia per le consegne o per i pagamenti, riescono a rispettare gli ordini. E anche in fiera sono arrivati”. L’imprenditore di Montegranaro, che esponeva con l’azienda Franceschetti, da anni è referente per l’area ex Csi per Assocalzaturifici, delega che oggi a livello nazionale è nelle mani di Valentino Fenni, che guida la sezione calzaturieri fermana.
“Certo, potevano essercene di più di buyer al Pitti, ma in realtà molti hanno già preso appuntamenti con le aziende negli showroom, approfittando della Settimana della moda maschile Milano. Con tutti i problemi che hanno, logico che cerchino di muoversi nelal maniera più funzionale” prosegue Venanzi.
La cosa vera è che i russi ordinano, ritirano la merce e, tra una difficoltà e l’altra, pagano. “Ci vuole un po’ più di tempo, se un bonifico arrivava in quattro giorni oggi ce ne impiega almeno venti, ma sono attivi e coni corrieri li raggiungiamo. Poi ci sono i grandi clienti che hanno loro mezzi che arrivano in Italia e caricano direttamente”.
La fortuna è che le sanzioni non impattano direttamente sulle scarpe, “perché viaggiano a meno di 300 euro al paio, salvo quelle in coccodrillo che infatti evitiamo di produrre”, precisa. Chi ha più problemi è il vestiario e questo al Pitti è emerso con forza.
“Tornare in fiera con tante persone e buyer è bello. C’è interesse. Le vendite tornano a muoversi. Ho parlato con diversi colleghi, anche dell’abbigliamento che sono già in campagna vendita per la primavera estate 2023. È ripartito il settore cerimonia ma cominciano a crescere gli ordini anche per il casual” ribadisce Venanzi.
Che però chiarisce che non tutti corrono: “Difficile immaginare un ritorno agli oltre mille espositori del Pitti pre Covid, ma così è anche più gestibile e qualificato. È chiaro che la pandemia e la crisi hanno segnato i conti e soprattutto hanno spinto molte aziende a investire nel digital, anche se secondo me è sbagliato n riprendere a cercare il contatto con il cliente”.
Franceschetti si è presentata con le sue due anime, quella classica caratterizzata dal cuoio, e la moderna della nuova generazione, la T-Switch con linguette intercambiabili. “Rispondiamo al mercato, ma senza mai perdere la qualità che ci caratterizza. Chiaro che la nostra non è una sneaker per tutti i giorni. Vogliamo che sia l’alternativa, come facciamo con il mocassino molto elastico con sula in gomma e pelle morbida resa efficiente dalle mani dei nostri dipendenti artigiani. diciamo che è una scarpa che si può mettere sotto i bermuda senza mai perdere l’anima di Franceschetti” conclude.