di Raffaele Vitali
PORTO SAN GIORGIO – A uno sguardo veloce sembra una normale parrucchieria, magari con dettagli che colpiscono. Ma entrando dentro il mondo di Francesco Pistolesi, titolare del salone Naima a Porto San Giorgio, ci si trova di fronte a una vera impresa.
Sei dipendenti, il settimo in arrivo, e una crescita continua da quando, quattro anni fa, ha investito sul nuovo spazio nel cuore della cittadina. “Mi sono dato un obiettivo: creare un salone in cui i dipendenti si sentono tutti titolari, nel senso che li tratto come liberi professionisti, ma con il vantaggio di essere stipendiati” spiega Pistolesi. In questo modo, formazione e lavoro corrono di pari passo, perché la crescita di uno significa crescita per il salone.
“Questo approccio agevola anche la cliente che se si trova bene può chiedere di avere sempre lo stesso parrucchiere” prosegue. In questo quadro si inseriscono due scelte ‘originali’ per una attività che nasce artigianale.
La prima è quella del badge. “Ho dotato ogni dipendente del tesserino. Una scelta fatta innanzitutto per un motivo: il lavoro va pagato, tutto. Tropo spesso si sente dire, in particolare dai giovani, ‘mi fanno lavorare dieci ore ma ne pagano otto’. Siccome non si sa mai quando si finisce, perché la cliente può richiedere più tempo, così ogni straordinario sarà pagato. E poi, in futuro, permetterà di quantificare il lavoro e definire premi produzione mirati” racconta Pistolesi, che si muove nel salone come un ballerino tra le varie postazioni.
La seconda scelta che colpisce è di welfare aziendale. “Eh sì, anche un parrucchiere può scegliere politiche che vanno verso il dipendente, che tra l’altro per quanto mi riguarda è giovane visto che l’età media è di 25 anni”. Il welfare Pistolesi lo fa con una card. “Se il premio lo metto in busta paga, su cento euro ne arrivano meno di 50 al lavoratore, altrimenti devo metterne 175 io. Da qui la scelta della card, per impattare davvero sul singolo. La ricarico con 8 euro al giorno, considerando i 23 di lavoro mensile parliamo di quasi 100 euro al mese che possono essere usati in numerosi negozi, l’accordo principale è con l’Oasi”.
Con questa mossa Pistolesi vuole mandare un segnale anche ai colleghi: “So che il mio è un salone particolare, diciamo di target alto (scontrino medio superiore ai 100 euro, ndr). Ma tutti possiamo puntare sulla qualità del servizio e del lavoro. È anche l’unica strada per avvicinare alla professione i giovani”. Che Pistolesi forma: “Ora ne sto cercando uno. Quello che deve essere chiaro è che non basta la mano, sulla tecnica si può sempre lavorare. Il primo requisito per lavorare in un salone che tende al lusso è l’educazione. Chi lavora qui deve curare ogni dettaglio, soprattutto comportamentale”.
Ma chi entra viene ripagato del sacrificio, perché nessuno nega che sia un lavoro che richiede impegno e tempo. “Aggiungiamoci la formazione. Chi lavora per me sta al passo coni tempi. E la formazione la pago io. Normalmente sono corsi intensivi, la domenica o il lunedì. Ecco che la passione non può mancare, perché anche formarsi è un impegno”.
Quell’impegno che il titolare mette in ogni aspetto, incluso quello della sostenibilità: “Usiamo i migliori prodotti, cerchiamo il naturale, ma non bisogna esagerare. E ora sto cambiando tutte le doccette, con un nuovo modello della L’Oréal che permette un grande risparmio di acqua”.
Dettagli, appunto, come la saletta ‘esclusiva’ al piano di sopra che permette, se una cliente lo desidera, di essere seguita in totale privacy. Che i 140 metri quadri permettono di mantenere in tutto lo spazio gestito dal 40enne che una certezza ce l’ha e l’insegna a ogni dipendente: “La crescita è legata alla qualità: prodotti, atteggiamento dipendenti, dettagli".
Pensando ai giovani, l’ultimo pensiero lo rivolge ai genitori. "Sono i primi che devono capire che ci sono lavori che danno attenzione ai loro figli. Possono venire qui, verificare, parlare con i dipendenti e testare quello che dico. Sono convinto che l’abbinamento lavoro pagato e welfare sia l’abbinamento vincente per essere un riferimento per chi vuole costruirsi una professione. La parola sfruttamento deve essere cancellata dal nostro mondo. Il contratto nazionale è basso, tra badge e card aziendale compenso e alzo il livello. Basterà? Io sono uno, se il sistema andrà sempre più verso queste scelte sono certo che dalle scuole, dalle accademie usciranno futuri ottimi professionisti” conude Pistolesi.