di Raffaele Vitali
FERMO – C’è fame di giovani tecnicamente preparati. Ogni anno le imprese cercano 20mila diplomati provenienti dagli Istituti Tecnici Superiori, ma ne trovano solo 5 mila. Il potenziale delle accademie del Made in Italy è totalmente inespresso. La Fiera dedicata alla formazione professionalizzante, ‘Its pop days’, ha fatto emergere che è necessario promuovere attraverso un percorso di informazione e orientamento dedicato ai giovani e alle loro famiglie.
Its, Confindustria, Umana e Indire dietro l’evento di tre giorni con migliaia tra studenti e docenti delle 109 Fondazioni Its iscritte. Le linee guida del Recovery Fund indicano tra i primi driver proprio la formazione e l'occupazione giovanile e il Pnrr ha destinato 1,5 mld in 5 anni agli Its. Un'occasione da non perdere per promuovere la scelta degli Istituti Tecnici Superiori come leva per creare occupazione e rispondere al fabbisogno delle imprese.
Che il sistema funzioni, in particolar modo nelle Marche dove investe risorse anche la Camera di Commercio, lo dicono dati: l’87,5% dei diplomati trova lavoro. A Fermo brilla la fondazione Its sistema moda, ambiente, ricerca, tecnologia. Tra le prime a livello italiano, guidata dall’imprenditore Andrea Santori, è un riferimento per un territorio che vive di manifattura ma ha grande bisogno di tecnologia.
“Gli Its sono un percorso formativo post secondario non universitario, legato al mondo delle imprese e fortemente ancorato all'obiettivo dello sviluppo di competenze. Proprio la loro flessibilità, il non avere un ''programma ministeriale'' da seguire, la centralità delle attività nei laboratori – sottolinea il presidente di Indire - sono tra i fattori che vanno sviluppati e difesi per garantire che gli Its possano continuare a sostenere i processi di innovazione in atto nel settore manifatturiero e dei servizi. Solo così si manterrà l'attuale successo occupazionale perché le aziende troveranno nei diplomati dagli Its le competenze necessarie a sostenere lo sviluppo tecnologico''.
CONFINDUSTRIA CI CREDE
Secondo il monitoraggio Indire 2020, infatti, l'80,1% dei diplomati in queste eccellenze del territorio ha trovato lavoro a un anno dal diploma, con punte che hanno raggiunto il 100%, e il 92% ha trovato un impiego in un'area coerente con il proprio percorso formativo. “Gli iscritti agli ITS sono ancora troppo pochi, in media 19mila l'anno, contro i 200mila dei percorsi professionalizzanti terziari francesi e gli 800mila tedeschi. L'Italia è il secondo paese manifatturiero in Europa ma senza orientare i ragazzi e le ragazze verso la ‘seconda gamba’ dell'istruzione terziaria, che sono gli Its quale alternativa all'università, non riusciremo a competere in un mondo sempre più interconnesso e tecnologico, perché i ''super-tecnici'' avranno sempre più un ruolo chiave” ha detto Giovanni Brugnoli, vicepresidente per il Capitale Umano di Confindustria.
“Servono più giovani che scelgano gli Its, e dobbiamo convincere loro ma anche rivolgerci a insegnanti e famiglie. Perché le opportunità sono tantissime e vanno conosciute: la stessa pandemia non ha ridimensionato la domanda di super-tecnici delle imprese italiane, anzi, ci sono settori chiave come il metalmeccanico, l’Ict, l’alimentare, ma anche la moda, il legno-arredo, le costruzioni e il chimico-farmaceutico che cercano giovani tecnici ma non li trovano. Dobbiamo scongiurare il rischio che le risorse Ue destinate a questi istituti siano sprecate. Abbiamo 1,5 miliardi da investire sugli Its, ora dobbiamo orientare i giovani verso la scelta di queste realtà formative e l'idea degli 'Its pop days’ è nata proprio con quest'obiettivo”.
IL MONDO DEL LAVORO
''È il momento degli Its, uno strumento formativo professionalizzante capace di aprire direttamente le porte del mondo del lavoro. Formazione qualificata, occupabilità altissima, collegamento con le forze produttive del territorio: gli ITS - ha spiegato Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana - sono la risposta al mismatch di competenze fra i giovani in uscita dalla scuola e quel che cercano le imprese. Oggi è tempo di superare la fase di rodaggio che li caratterizza da troppi anni. È tempo di accelerare, di farli conoscere, di sviluppare l'Apprendistato, altro strumento che sembra studiato proprio per gli ITS. Le aziende cercano profili tecnici, ma attenti alle soft skill, che oggi fanno la differenza. Le aziende cercano infatti persone a tutto tondo, dove le loro humanities, le discipline umanistiche, sono importanti”.
L'ANALISI DI INDIRE
Per il numero uno di Indire, Giovanni Biondi, “Gli ITS sono balzati al centro dell'attenzione dopo che il Presidente del Consiglio Draghi ne ha parlato e dopo che sono stati previsti importanti finanziamenti nel PNRR. Si è capito che questo canale otteneva il miglior successo occupazionale rispetto a tanti altri percorsi formativi anche universitari. Paradossalmente, adesso che si sono accese le luci della ribalta, il pericolo è che i fattori di successo, i caratteri originali di questo modello formativo vengano in qualche modo stravolti”.
IL PLAAUSO DEL SINDACATO
L’idea di investire sugli Its piace anche al sindacato, come conferma Angelo Colombini, segretario Cisl: “Ci sono 5 progetti di legge in Parlamento sul tema ma, visto i diversi interessi in gioco e credendo fermamente nella valenza pubblica del sistema di istruzione e della necessità di un rafforzamento di questo percorso all'interno del sistema nazionale di istruzione ordinamentale, chiediamo al ministro di essere coinvolti nel progetto di riforma che intenderà elaborare. Bisogna, inoltre, prevedere, come avvenuto per le Università, interventi a sostegno del diritto allo studio per favorire la mobilità degli studenti e permettere anche a chi non ha un Its sul proprio territorio di seguire la specializzazione desiderata".