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Philipp Plein e il lusso che funziona: "Le mie scarpe di qualità tra Marche e Campania. Gucci? Non è in crisi, solo cresciuto troppo"

7 Ottobre 2024

di Raffaele Vitali

MONTEGRANARO – Scarpe, ma non solo. Benvenuti nel mondo di Philipp Plein, designer tedesco, cittadino del mondo che ama l’Italia. Uno che ha scelto le Marche tanti anni fa per produrre le sue sneakers migliori, portate anche tra i padiglioni del Micam, per poi espandersi in altre regioni italiane manifatturiere.

“Il 2024 per noi è un anno di crescita, continuiamo ad aprire negozi, ristoranti e alberghi”.

Non solo scarpe, quindi.

“Abbiamo aperto un hotel nel centro di Milano, stiamo aprendo ristoranti e stiamo sviluppando il business in varie tipologie di attività e luoghi del mondo: 'The world is your playground', mi piace dire sempre, e credo sia importante trovare il giusto posto”.

Quanto contano scarpe e borse nel suo mondo?

“Il 75% del nostro business. E parliamo di un prodotto fatto in Italia”.

Dove produce?

“In tutta l’Italia, dal Veneto alle Marche, ma anche in Campania. Dipende dalla tipologia di prodotto necessario”.

Plein, ma il lusso è in crisi?

“Direi proprio di no, ci sono brand che rallentano perché hanno spinto troppo e hanno raggiunto il plateau. Kering ha un problema solo con Gucci che è il motore del gruppo, ma negli ultimi dieci anni è passato da 5 a 10 miliardi. Ed è per questo che ora ha un calo. Ma poi hanno una serie di brand che non hanno alcun problema”.

I prezzi sono un fattor negativo?

“I prezzi del lusso sono cresciuti troppo. Quando aumenti il prezzo, non puoi non immaginare che le persone comprino di meno. Tutto costa di più e allora crescono i prezzi, non è solo un vezzo. Ma ora il mercato dice attenzione, tutto troppo alto”.

Perché uno deve comprare la scarpa di Philipp Plein: stile o qualità?

“Tutte le nostre scarpe sono made in Italy e questo garantisce la qualità. Noi siamo competitivi con i big brand grazie a materiali innovativi e design. Il cliente che prende in mano la scarpa vede la qualità. Diverso il progetto sport che nasce in Oriente, un prodotto che non possiamo produrre interamente in Italia per essere competitivo”.

Veniamo ai ristoranti, una scelta perché si vendono meno scarpe?

“Ho 46 anni, sono in questo business da 26 anni e ora voglio diversificare e crescere con il mio brand. Non posso fare tutti i giorni la stessa cosa”.

Quante persone lavorano nel suo mondo?
“850 persone lavorano direttamente, poi ci sono i terzisti”.

Quali obiettivi per il futuro?

“Credo che potremo aprire circa 20 ristoranti l'anno e nei prossimi anni arrivare fino a 60/80 ristoranti in tutto il mondo. Ora è partito il Sukaru Ba, il ristorante giapponese all’interno del The Plein Hotel”.

Dove vuole aprire?

“E’ un format esportabile in altri Paesi del mondo. Abbiamo in programma di aprire in molte città: Monaco, Miami, Los Angeles, New York, Dubai e Qatar. Sono sicuro che sarà un grande successo. Son partito da Milano perché è un hub internazionale. Il Sukaru Ba è un ristorante esclusivo e diverso dagli altri ristoranti che ho aperto, il Philipp's, con il menu italiano dello chef stellato Roberto Conti, il ristorante vegano 'La Jungle De Plein' e il 'The Crystal Beach', il beach club sul rooftop che aprirà a marzo. Questo concept sarà un big changer nel mondo del sushi e della cucina giapponese,  noi possiamo diventare i più grandi player assieme a Zuma e Nobu".

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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